“Se esiste un diritto a essere genitore, deve corrisponderne un altro che tuteli anche chi genitore non vuole diventare… Invece se la madre si intestardisce a voler tener per forza un figlio, impone la sua volontà anche al padre che la subisce forzosamente”.
Si riassume in queste poche frasi il senso della vicenda di Giorgio raccontata da Giovanna Brunitto nella storia vera: “Non volevo essere padre” che trovate su Confidenze.
Un uomo deve rispondere davanti alla legge di un figlio non cercato, non voluto e frutto di un inganno (la donna con cui aveva trascorso la notte lo aveva invitato a non usare precauzioni perché prendeva la pillola).
Lui è sempre stato chiaro con le sue compagne di una notte: non vuole impegni né farsi una famiglia. Invece in questo caso la ragazza si fa viva dopo il tempo utile per poter ricorrere a un’eventuale interruzione di gravidanza, con il solo intento di incastrarlo e costringerlo al mantenimento del bambino.
“Io la vivo come una storia di violenza e le vittime siamo io e il bambino. Perché non venite a dirmi che un bimbo nato da un tranello o da un inganno sarà un bimbo felice!” commenta il protagonista.
Leggendo questa storia mi sono chiesta se ai nostri giorni possono ancora esistere donne di questo genere, capaci di strumentalizzare quello che dovrebbe essere un progetto d’amore (il concepimento di un figlio) per farlo diventare un business.
Una volta si diceva che “ogni donna è seduta sulla propria fortuna” per far capire alle più giovani e inesperte quale fosse il tesoro da saper sfruttare bene. E quanti matrimoni sono stati affrettati e conclusi per “incidenti di percorso”.
Ma in un’epoca dove le donne hanno conquistato il diritto di procreare e non procreare, grazie ai contraccettivi e alla pillola del giorno dopo, di decidere autonomamente per l’interruzione volontaria di gravidanza, che senso ha “incastrare” un uomo (guarda caso sempre con il portafoglio ben fornito) con il più vecchio dei mezzucci?
Ed è vero che per il nostro ordinamento giudiziario la figura del padre è in qualche modo secondaria e meno tutelata? Come se diventare padri non fosse una scelta ponderata, ma una casualità dove l’uomo non può metterci becco?
So che l’argomento non troverà d’accordo molte di voi e proprio per questo sono curiosa di sapere la vostra opinione. Personalmente il mio pensiero va alle tante donne che con dignità e sacrifici crescono i figli da sole, magari dopo essere state abbandonate mentre erano incinte o subito dopo, e senza chiedere l’aiuto economico di nessuno né con l’inganno né alla luce del sole.
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