Un solo paradiso di Giorgio Fontana

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Accettare che una storia finisca significa non avere amato? Il mal d'amore estremo, autolesionista, è normale o malattia? Leggete questo libro

“Il giorno successivo, prima di andare all’aeroporto, sentì della musica provenire da una finestra. Una frase di chitarra si muoveva come un pesce sopra il fondale scuro di basso e batteria: una frase lenta, poche note infilate senza voce. Si fermò ad ascoltare. Con suo stupore, dopo qualche incertezza e ricamo divenne il tema principale di Embraceable You. Uno degli standard che più gli piacevano, e che spesso aveva ascoltato in compagnia di Martina.

Bastarono quelle poche note a schiantarlo, e a illuminarlo insieme. Si accorse che fino a quel momento non aveva capito nulla di quanto gli fosse successo. Ma ora, infine, comprese: non aveva perso l’amore. Quello era possibile. Aveva perso unicamente lei, un semplice essere umano – e questo era mille volte peggio”.

Non mi ha rapita del tutto, il romanzo di Fontana. C’è nella sua scrittura qualcosa che non capisco e non convince fino in fondo ed era già accaduto con Morte di un uomo felice, il romanzo vincitore del Premio Campiello nel 2014. Tutto, sulla carta, sembra dire: sarò il tuo libro del momento, mi stavi aspettando e poi…poi arrivo alla fine stanca, sempre un po’ delusa. Ma è una questione di gusti miei, principalmente; perché di spunti, invece, Fontana ne fornisce sempre molti e di ottima qualità.

Alessio vive a Milano. Lavora. Ama il jazz. Suona la tromba. È abbastanza disincantato da tutto e tutti. Un giorno, in un locale, conosce Martina. Si innamora come mai era accaduto prima. E si proietta, completamente, in lei, in loro.

Martina vive a Milano. Si è laureata a L’Aquila. È molisana. È stata due anni con Michele, un tipo di Pisa. Un giorno, in un locale, conosce Alessio. Si innamora. Ma non abbastanza. Michele è ancora lì, nel cuore o chissà dove.

Nasce una storia. Sembra perfetta.

La storia di Alessio, del suo amore per Martina, del dolore che lo porterà ad annullarsi completamente quando la loro relazione finirà, la racconta una voce terza, un amico dei tempi se non d’oro almeno dorati, che una sera lo incontra ubriaco fradicio eppure lucidissimo al Ritornello, il bar di sempre.

Accettare che una storia finisca significa non aver amato? Andare avanti, trovare nuove motivazioni, è per eroi o per persone dalla sensibilità poco sviluppata? Il mal d’amore estremo, autolesionista, romanticissimo, wertheriano è normale o malattia?

Alessio chiude con tutti gli amici, si fa licenziare, sostituisce il calore del corpo di Martina con quello liscio dell’alcol che diventa il suo unico compagno di vita insieme al ricordo allucinato di una storia come molte.

Lo consiglio vivamente a chi ha vissuto una storia personale simile. Lascia l’amaro in bocca. Funziona. Agisce. Può non essere un libro incantevole ma è sicuramente altro, un monito per molti.

“Si sopravvive a tanti inferni, e non a un solo paradiso”

 

Giorgio Fontana, Un solo paradiso, Sellerio

 

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