“Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna. Braccia pazientemente conserte ad aspettare, aspettare e chiedermi dentro chi sono, dentro che guaio mi sto per cacciare.
Mi si chiudono gli occhi di nostalgia al ricordo di quando fluttuavo libero nel mio sacco opalescente, a spasso dentro la bolla sognante dei miei pensieri, tra capriole al ralenti in un oceano privato, e delicate carambole contro i confini trasparenti della mia prigione, quella membrana sicura che, pur attutendole, vibrava insieme alle voci di cospiratori intenti a una macchinazione odiosa. Succedeva nella spensierata stagione della mia giovinezza”.
C’è un mondo, uno dei tanti, che si divide tra chi dice che se ami Roth non puoi amare McEwan e viceversa. Ecco. Io da quel mondo ho deciso di andare via e ho piazzato una poltrona sul satellite che mai si avvicina ma neanche si allontana. Quando sono con uno non penso all’altro e quando sono con l’altro non penso all’uno. Mi divido senza che avvengano scissioni. Potere della letteratura.
Dopo La ballata di Adam Henry (il mio primo ‘consiglio’ su questo blog) l’autore inglese torna e come sempre spiazza: nuovi i ritmi della sintassi, nuovi e argomentati alla perfezione gli sguardi sul mondo e sugli equilibri stentati della situazione geopolitica contemporanea, come sempre geniali le metafore per descriverlo e immaginarlo e prevederlo di qui a poco.
Questa volta lo sguardo è quello di un bimbo che ‘osserva’ quanto accade nel mondo seduto in prima fila…all’interno dell’utero materno. Non è ancora nato, l’io narrante, eppure vede tutto e tutto ascolta. I sussurri di mamma Trudy, le poesie di papà John, i piani di zio Claude.
Detective story e storia d’amore e morte, storia di passati dimenticati e di tradimenti estremi. Storia di assassinio e fratricidio. Fin dalle prime pagine tutto ci è chiaro, tutto è svelato: mamma Trudy ora sta con zio Claude. Insieme vogliono uccidere papà John. Insieme vogliono…vogliono cosa?
Mi fermo. Non posso dirvi altro. Se non, forse – ma chi ama McEwan lo sa – che come sempre leggi leggi leggi e ti imbatti senza sosta in periodi, frasi, capoversi, affreschi portentosi.
Mentre correte verso la libreria più vicina ve ne regalo uno.
“Ma perfino io so che l’amore non segue le regole della logica e che il potere non è mai distribuito in misura equa.
Gli amanti arrivano al primo bacio pieni di cicatrici, oltre che di voglie. Non sempre cercano il proprio tornaconto. Certi hanno bisogno di protezione, altri sono unicamente a caccia dell’iperrealtà dell’estasi per la quale sono disposti a raccontare formidabili bugie e a compiere sacrifici assurdi. Ma è raro che si domandino di che cosa hanno bisogno, che cosa vogliono. I ricordi hanno cattiva memoria dei fallimenti passati”.
Ian McEwan, Nel guscio, Einaudi
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