“Non sono sola” di Laura Gaggianesi, pubblicata sul n. 17 di Confidenze, è una delle storie più apprezzate della settimana.
Ve la riproponiamo sul blog
Storia vera di Sveva G. raccolta da Laura Gaggianesi
Questa volta lo incastro. È fin troppo facile coglierlo in trappola con la stagista di turno, non si preoccupa nemmeno di elaborare delle scuse credibili. Altro che cena di lavoro che si protrarrà fino a tardi… Come no: i ristoranti restano aperti fino alle 3 di notte! E sai che faccio? Mi preparo ed esco, so dove trovarlo, mi apposto proprio davanti e lo stano come un miserabile topo di fogna, poi vediamo questi clienti tedeschi quanto chiacchierano. Non guardarmi con quel muso perplesso, lo so che è anche il tuo padrone.
Quando eravamo fidanzati vent’anni fa veniva a prendermi dicendomi che aveva prenotato un ristorantino delizioso, poi invece si fermava al motel dicendomi:«Dài, solo un’oretta che mi sento un drago stasera» si, vabbe’ e addio cenetta romantica.
Che nervi mi fa venire, quanto è squallido lui e le sue stupide donnette!
È arrivato il momento di aprire gli occhi e affrontare la situazione, inutile protrarre oltre questa finta cecità, del cuore per non soffrire, non vedere. E guarda come sono ridotta: non ho neanche cinquant’anni e sembro la Befana. Niente parrucchiere da mesi, sono diventata sciatta. Perché dovrei essere curata? Per chi? Per lui? Per altri uomini? Ma se sono trasparente per tutti! Anni fa almeno quando uscivo qualche sorrisetto lo raccoglievo. Ora più nulla.
Ha iniziato a piovere, accidenti, mi levo il pigiama, mi vesto e prendo la macchina.
Ah, se ripenso a quanto mi desiderava, sai, sembrava non potesse vivere senza di me, ora invece gli sono indifferente. Se uscissi la sera lui neanche se ne accorgerebbe; l’ho anche fatto per ingelosirlo: ho girovagato senza meta fino a tardi, al mio rientro l’ho trovato che russava sul divano, avevo ancora il cappotto addosso e lui mi ha detto, stiracchiandosi: «Bello il film vero? Ma com’è andato a finire che mi sono addormentato?». Quando si dice essere trasparente. Gli ho dedicato gli anni più belli della mia vita! Io ero bella, bellissima. Avrei potuto avere di meglio, ma ho voluto lui, mi ero innamorata.
È già tardi, meglio che mi sbrighi a prepararmi. Ridge devi fare il giretto dell’ultima pipì, che facciamo, prima giretto o dopo? Meglio subito, poi non so cosa potrà accadere, forse un omicidio! Meglio aspettare un po’ però, piove troppo, altrimenti non la fai, anche tu ti sei fatto vecchio e pigro, ti conosco.
Il fatto è che a un certo punto della storia gli sono diventata indifferente. Al pari di un soprammobile. Ha iniziato a non baciarmi, a non toccarmi, a non parlarmi più. Pur continuando a ridere, invitare amici a casa, a fare le vacanze insieme, siamo diventati come due querce che hanno sviluppato radici solide e profonde in terreni distanti, così tanto distanti da non intrecciarsi più l’uno all’altro. A prescindere dalle sue scappatelle, lui non rappresenta più un riferimento nella mia vita. L’uomo che mi dava sicurezza, che stimavo per la sua caparbietà nel voler farsi una posizione, che sapeva essere brillante, non c’è più. Ora lo valuto per quel che è: un egocentrico, egoista, arrivista ometto di mezz’età che non vuole arrendersi al tempo che passa, alla calvizie incipiente, alla prominente pancia, alla pelle ormai lasca che lo fa sembrare ridicolo con quella tuta da jogging ormai troppo aderente. Sono arrivata al punto che lo compatisco, disprezzandolo, s’intende.
Non si rende nemmeno conto che le poverette che gli girano intorno lo fanno solo per un miserando tornaconto: qualche piccolo regalo, una cena; le più abili si fanno comprare capi d’abbigliamento firmati. Lo so perché trovo gli scontrini sul suo comodino o nelle tasche dei pantaloni, non si preoccupa nemmeno di stracciarli. O forse vuole che io li trovi e gli faccia una scenata? Forse vuole mettermi alla prova? No, essere ricoperta di ridicolo, no. Non sono pronta, e allora faccio finta di non vedere. Umiliata da un uomo che ormai mi disgusta in ogni cosa che fa e dice. Almeno tu Ridge mi vuoi bene, anche dopo tanti anni. Ricordo ancora quando ti trovammo in una scatola di scarpe poco più che cucciolo, infreddolito e con la tosse, io e lui ci guardammo e in un attimo decidemmo di prenderti con noi. Sedici anni fa.
Odio diventare patetica, e ora lo sono. Ma cosa pensavo? Di uscire nella notte per appostarmi fuori da un ristorante, sotto la pioggia, a spiare dalla macchina il galletto tutto arzillo che si gode scampoli di finta felicità? Che triste e patetica scenetta avrei avuto davanti e la più patetica di tutti sarei stata io, questo è indubbio. Ho la mia dignità e quella per fortuna non l’ho persa del tutto. Ho tante cose per le quali vivere. Ecco, focalizzerò la mia attenzione su di esse e le farò rivivere con tutta la determinazione di cui sono capace mettendo più amore per me stessa. Non sarò una moglie tradita soffocata dall’acredine e dalla rabbia. Tra lui e me è finita da tanto, questa è la verità. Ci siamo amati, ci siamo odiati, adesso ci siamo indifferenti. Adesso ci sono io e questa è la mia priorità: riprendo in mano la mia vita e poi ci sei tu con me, non sono sola.
Il temporale ha detto la sua, ora sta cadendo una quieta pioggerella che sembra essere dalla mia parte. Mi sento più tranquilla ora che ho focalizzato qual è il vero obiettivo: me stessa. Potrei tornare a vivere nell’appartamento di mia madre. Potrei trovare un lavoro che mi renda indipendente; domattina farò una scaletta delle priorità. Sono stanchissima, ho bisogno di prendere un po’ d’aria fresca.
Usciamo Ridge? Sei pronto per il solito giro intorno all’isolato? Sei diventato talmente pigro che arrivati all’angolo della strada già lo so, alzerai il muso verso di me e con quei grandi occhioni stanchi mi rivolgerai la stessa tenera domanda di ogni sera: “Torniamo a casa?”.
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