Sarà un caso, sarà una questione di fortuna (?), sarà quel che sarà, fatto sta che in vita mia non ho mai avuto una suocera. Eppure non è che nel corso degli anni, prima di baciare qualcuno, gli abbia mai chiesto: «Scusa, come sei messo a genitori?». Ma le cose sono andate così: della protagonista numero uno delle barzellette, la donna più odiata per antonomasia, la chioccia con artigli e zanne al posto di unghie e denti, io ho sempre e solo sentito (tanto) parlare.
Per ovvi motivi, spero che lo stesso non accada alle mie future nuore. Nel senso che mi auguro di essere ancora viva e vegeta quando entreranno ufficialmente (anche) nella mia vita. Ma se nell’attesa di calarmi nel ruolo non mi sono mai chiesta come lo interpreterò, ho avuto comunque un anticipino grazie alla rivelazione del test Che suocera sei? (lo trovate su Confidenze in edicola adesso): «ai miei ragazzi so donare tutto il mio amore e il mio tempo libero, anteponendo le loro esigenze alle mie».
Ma non s’illudano eventuali giovani lettrici a caccia di una fede al dito. Perché se il test non mette in dubbio che sia un adorabile tesoruccio disposto ad annientarmi per il bene dei figli, non specifica se farei lo stesso per le loro mogli.
Ho analizzato, quindi, i rapporti con le pseudo nuore conosciute fino a oggi e direi che sono stati idilliaci. È vero, però, che ci siamo limitate a frequentazioni sullo sporadico andante. Allora mi sono domandata se sono di buon carattere, visto che le trovo sempre deliziose, o se tanta magnanimità è dovuta al non aver mai toccato con loro argomenti scomodi. Morale, il continuo botta e risposta non mi ha portata a un dunque.
Prima di arrendermi, ho fatto un ulteriore sforzo che mi ha ricordato una telefonata ricevuta qualche anno fa da uno dei miei figli, disperato perché era stato lasciato. È bastato che sentissi la ferale notizia perché ai miei occhi quell’amore di ragazzina si trasformasse immediatamente nel peggio del peggio. La feccia della feccia. E mentre montava l’odio nei suoi confronti, si tracciava anche l’identikit dell’Albie in versione suocera: l’esempio lampante (impossibile e insopportabile) della tipica mamma italiana di figli maschi. Una razza (ahimè) da eliminare con feroce brutalità.
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