“La calma di Marina. Perfino un fuoriclasse come lui abituato a mantenere sempre il controllo era colpito da quella calma. E non finiva di stupirsene. Stavano insieme da ventinove anni, ma non ricordava una scenata. È una donna volgare, disse lei. In che senso? Il suo aspetto, tutti quei ricci. Tornò seduta al tavolo e stirò la tovaglia con le mani come se dovesse spazzare via le briciole. Mi sono chiesta per tanto tempo cosa ti avesse attratto di quella donna, ma oggi più la guardavo più non capivo. È bella? Non è la parola giusta. Attraente? Nemmeno. Avrebbe voluto aggiungere: non più. Ma non lo fece. Certo raffinata non si può dire. No. Non lo è mai stata. (…) Era una donna interessante?, chiese. Colta? Non direi. (…) È una donna sciatta. Cosa ti piaceva di lei? Era affettuosa? Era simpatica? A letto era un portento? Gli fece cenno di no con la testa. Lascia stare, non voglio sapere”.
Ambra e Filippo un tempo si sono amati o qualcosa che doveva somigliare bene, almeno. Erano giovani ma c’era già Marina, con una fede al dito, e il dottor Mazzarella, Filippo, di lasciare la moglie non aveva avuto cuore o coraggio o magari altro, chissà.
Ambra era rimasta incinta. Ma avevano pensato ad un aborto, in uno di quei momenti di bilico vertiginoso che avvicinano alla fine. Marina stava per dare alla luce Alessandro, il figlio voluto, il figlio possibile, il legittimato.
Ventitre anni dopo ritroviamo Ambra. Che ha ritrovato Filippo. Ritroviamo Marina. Conosciamo Lorenzo, regista di teatro e marito di Ambra. Conosciamo Nathalie, attrice e giovane amante di Lorenzo.
Conosciamo Flavia, soprattutto.
Solo che io voglio essere dispettosa e chi è Flavia non ve lo dico.
Però posso dirvi qualcosa di più. Che questo libro racconta (molto bene) le crepe comportamentali di tutti noi, i dilemmi, le scelte emotive mai del tutto in equilibrio, le sbavature che raramente, nella vita vera, ci danno la possibilità di poter essere completamente dove vorremmo, il senso stesso della volontà e del desiderio.
Che peso ha il passato sul presente? Cosa resta, davvero? E quanto quello che abbiamo scelto come male appena minore o bene appena maggiore, tra due o più situazioni, riesce a farci dimenticare tutto il resto? Quante bugie dobbiamo raccontarci ogni giorno per resistere, sopravvivere? Quanta vita perdiamo dietro il tentativo di fare la cosa giusta?
Flavia, dicevo. Prendetevi cura di lei, fin dalla prima pagina. Ricopritela di affetto.
Il sentimento rinnegato, piegato, usato, mortificato, genera mostri. E uccide chi amiamo di più.
Annalisa De Simone, Le mie ragioni te le ho dette, Marsilio
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