“Ti riconosci in una o più delle seguenti affermazioni? 1) Non ti soddisfa, eppure pendi sempre dalle sue labbra. 2) Speri in un miracolo: il momento in cui finalmente ti dirà quello che desideri e ti farà sentire come realmente vorresti; il giorno in cui redimerà tutte le colpe e che darà un senso a tutti i tuoi sforzi. 3) Trascorri troppo tempo, e lo sai benissimo, a controllare il cellulare, i messaggi, le mail, le chiamate, le chat… 4) Vivi continuamente come se dovessi prendere una decisione definitiva, come se fosse sempre questione di vita o di morte e come se da questo dipendesse il futuro della relazione. È tutto fondamentale, definitivo, di capitale importanza (vivi uno stato di costante esaltazione all’interno di una storia che in realtà non fa alcun passo avanti). 5) Devi ubbidire a una necessità che non ti lascia scampo, vivi momenti di autentica perdita di controllo, nei quali non puoi fare a meno di chiamarlo, di scrivergli una lettera o di mandargli un messaggio, per poi aspettare ossessivamente la sua risposta. 6) Questa relazione pregiudica la tua qualità della vita, e le dedichi troppo tempo a scapito del lavoro, delle amicizie e della famiglia. 7) Vivi momenti di euforia ma senza memoria: ogni volta che ti si avvicina, che vi vedete, che ti dice che ti ama (oppure che fate sesso), dimentichi tutto il passato e torni al punto di partenza. E ripeti questa sequenza in continuazione, senza memoria e senza imparare alcuna lezione. 8) Ti autoinganni, soffri di memoria selettiva e distorsione della realtà. Per esempio ti convinci che ti ami più di quanto non dimostri. Fai ricami oltre l’evidenza che la realtà ti mette sotto gli occhi. 9) Parli in continuazione di lui o di lei con gli amici. È il tuo principale centro di interesse. 10) ti senti emotivamente insensibile nei confronti di tutto ciò che non riguarda la persona amata, come se la vita autentica fosse solo al suo fianco. 11) Ti dedichi anima e corpo a decifrare il suo mistero. Analizzi i suoi comportamenti, le sue parole, le sue reazioni, nella speranza di capire chi sia davvero e cosa provi sul serio per te”.
La citazione è lunga ma talmente necessaria che non potevo fare sconti. Intorno all’amore c’è una confusione pazzesca, il sentimento si confonde spesso con il fallimento del rapporto amoroso che ognuno di noi deve riuscire a creare con il proprio Sé. Solo se questo è sano, vitale e critico possiamo sperare di salvare noi stessi dalla trappola appiccicosa e mortale che ci tende il parassita affettivo di turno. Non funzioniamo tutti nello stesso modo, le persone davvero empatiche rappresentano un quinto della popolazione mondiale (lo sosteneva, scrive l’autrice, Schopenhauer), tutti gli altri non coltivano una vita interiore e non amano in maniera profonda e sincera. Usano. Sono soli. Lo saranno sempre: soli, vuoti, sempre alla ricerca di registi che possano assegnargli un ruolo.
Posto che saper amare è una gran cosa, una cosa che rende felici e belli, smettiamola di spegnerci facendoci risucchiare da vampiri emotivi ormai spacciati: il nostro sangue non basterà a saziarli e neanche quello che rubano altrove. La loro è anemia irreversibile; sono spenti, appestati.
Posto che saper amare è una gran cosa smettiamo di amare chi non esiste e ricominciamo a dare attenzioni a noi stesse. Un amore che ti fa vivere senza vivere in te non è amore. Lo diceva santa Teresa d’Avila. Ripetiamocelo ogni volta che la tentazione di buttarci via diventa imperante.
Montse Barderi, Se fa male, non è amore, Feltrinelli
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