“Il mio primo personaggio preferito è stato Paolino Paperino. Le storie di Topolino non le leggevo neanche: passavo dritta a quelle del papero sfigato, perché al papero sfigato volevo bene, a Topolino no. (…) Nel tempo, grazie soprattutto a Internet, ho scoperto che alcuni tra i personaggi che avevo più a cuore – scrittori, attori e via dicendo – avevano avuto una vita così delirante che la mia al confronto somigliava ai prati verdi di Heidi. Più pensavo che sfiga, più volevo loro bene; in parte c’entrava l’immedesimazione, in parte una specie di comico sollievo, ma credo che più di tutto si trattasse di affetto: avevo voglia di abbracciarli.
I razionalisti dicono che la sfiga non esiste: gli eventi negativi sono autoprovocati o dovuti al caso, e quella che noi chiamiamo sfortuna è solo la nostra percezione di tali eventi. Be’, magari sarà anche vero, ma è un po’ come dire che l’amore è solo chimica e conservazione della specie. Né sfiga né amore guardano in faccia nessuno, tra l’altro: ‘ndo cojono, cojono – e hanno il potere di renderci in qualche modo eroici”.
La moglie ventenne di Edgar Allan Poe, sposata quando la fanciulla aveva appena tredici anni, morì mente cantava: le esplose un vaso sanguigno in gola. Attila morì la prima notte di nozze: mentre la neosposa Krimhilda (Ildiko, per gli amici), gli mostrava le sue grazie o forse appena dopo, ovvero durante, a Mister Flagello di Dio uscì il sangue dal naso e morì. Oscar Wilde un giorno, mentre era in carcere dopo una condanna per sodomia, cadde e si fece male ad un orecchio. Gli venne una brutta infezione e morì anni dopo (urlo solo all’idea del dolore, avete avuto gli orecchioni, voi?) per encefalomeningite. E Brandon Lee ve lo ricordate? Io sì, andavo al liceo e andai a vedere Il Corvo con le mie amiche Cristina e Francesca Bambino. Sapere che era morto sparato durante le riprese ci fece piangere molto: quanta beltà era venuta meno!
A Cyrano de Bergerac cadde una trave in testa e ci rimase. Questo è sicuramente triste, certo, mai come l’aver appreso dallo scritto di Micol che in realtà di Rossana non gli importò mai nulla, però. Moliere, che aveva paura del dottore, mentre recitava Il malato immaginario comincio a starnutire. Morì di tubercolosi poco dopo essere sceso dal palco.
Se dovessi fare un appello, anzi, lo ha fatto la Beltramini, accorrerebbero in molti (e vi aspettano tra le pagine di Che sfiga!): Lady Diana, Janis Joplin, Bob Marley, James Dean e tanti tanti altri. Tutta gente che, come recita il sottotitolo, ha cambiato il mondo ma poi qualcosa è andato storto.
Insomma, sono tutti morti più o meno giovani, in modi ridicoli o in linea con la loro vita.
Perché è bello e da leggere il libro di Micol e molto più delle Ragazzine Coraggiose e Ribelli (o come cavolo si chiama quella roba) da far quasi studiare ai vostri figli? È bello perché racconta che siamo umani. Che puoi pure conquistare Roma, ma sei fatto di carne anche tu. Che puoi pure portare quasi la corona, ma se la macchina si schianta non c’è scampo. Che però morire non è che sia tutta questa grande tragedia. È un momento o forse poco più. Quello che conta è quello che hai fatto prima. Quindi Che sfiga, ok. Ma è come dire Che figata! Grazie per tutto quello che avete fatto e per esservi sporcati mani e cuori. Grazie per aver vissuto, diamine!
Micol Berltramini (illustrazioni di Giancarlo Ascari), Che sfiga!, Centauria
Ultimi commenti