Sul numero di Confidenze in edicola adesso, l’articolo Un popolo di diffidenti sostiene che anche di fronte ai casi di cronaca più drammatici gli italiani reagiscono con sospetto (per esempio, di recente è stata messa in dubbio la salute del figlio di Elena Santarelli).
Sull’argomento dicono la loro Don Luigi e Maria Rita Parsi. Entrambi, però, si riferiscono a fatti riguardanti la gente dello spettacolo o, comunque, famosa. Mentre io mi domando come funzioni tra di noi, persone comuni.
Di base sono una credulona: istintivamente se mi raccontano qualcosa non vedo perché pensare che non sia vera. E anche nei rapporti con il prossimo, tendo a fidarmi. Il tutto, però, con una certa riserva.
All’alba dei 50 anni suonati, infatti, ho ormai (e finalmente) capito che essere sensazionalisti piace. E che colorire la realtà è un hobby che coinvolge molti. Tant’è che esagerare oggi sembra quasi un obbligo. Così, quando arriva una notizia accompagnata da dettagli apocalittici, so già che nel giro di qualche ora fatti e numeri verranno ridimensionati. E questo succede indistintamente per le vicende importanti e quelle stupide.
Mi soffermo sulle seconde. Quante volte ho sentito gente raccontare di feste affollatissime, per poi scoprire che si trattava di una cena in quattro gatti? Oppure che è stata in coda ore e ore, quando invece ha impiegato solo mezz’ora in più a tornare dal weekend? Queste una volta si chiamavano “balle” e adesso “fake news”. Ma la sostanza non cambia, perché al di là della definizione rivelano comunque l’ansia di stupire, di rendersi interessanti e di fare colpo, che appartiene un po’ a tutti noi.
Una volta ero regina nel dare versioni clamorose delle faccende più irrilevanti. E se ho smesso è solo per scaramanzia. Con l’età, infatti, mi sono accorta che i fatti più epocali della vita di solito sono tragedie. Certo, sposarsi, mettere al mondo dei figli, riuscire a pagare l’ultima rata del mutuo o fare un balzo in avanti nella carriera non sono robetta da poco. Ma chi più chi meno, l’hanno fatto in tanti.
Quindi cosa mi resta da raccontare che faccia scalpore? Ben poco direi. E visto che vale anche per gli altri (tra le mie conoscenze non ci sono emuli di Indiana Jones o di Lara Croft), ecco spiegato perché tendo a credere a tutto ciò che mi si dice. Ma siccome prima vi ho dichiarato che è con riserva, sappiate che faccio sempre la tara. Con alcune persone, poi, la tara è elevata all’ennesima potenza.
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