Abbiamo appena lasciato alle spalle la Festa della Donna è forse mai come quest’anno l’attenzione sui diritti del sesso debole non si è dovuta penosamente riaccendere solo in occasione dell’8 marzo. Da mesi stiamo assistendo al propagarsi di un movimento spontaneo, nato attorno al caso Weinstein, che ha visto venire alla luce, grazie all’hashtag #me too, centinaia di casi di abusi e ricatti sessuali, subiti da personaggi dello spettacolo. E dalla confessione spontanea dei singoli si è passati a una consapevolezza collettiva che solo denunciando insieme e uscendo dal buio della vergogna si può (forse) spezzare la catena dell’omertà e dei soprusi.
Perché nella vita reale ad aver subito violenze e ricatti sessuali non sono solo le celebrity finite sul famoso sofà del produttore, ma anche migliaia di donne normali che sul lavoro o in altre situazioni si sono trovate davanti il classico profittatore.
A ricordarcelo sono i dati Istat pubblicati meno di un mese fa: in Italia sono 8,8 milioni le donne vittime di molestie sessuali e un milione 173mila le ha subite in ufficio o in azienda. L’80 % di loro non ne ha parlato con nessun collega, né tanto meno ha denunciato gli episodi. Perché? Paura di perdere il posto di lavoro, ovviamente, ma anche di sentirsi dire dai colleghi la classica frase:« l’avrai provocato, o «certo che se ti vesti così…».
Perché diciamolo, un conto è essere molestata sul tram o sulla metropolitana da uno sconosciuto che magari ti mette la mano sul sedere o fa apposta ad appoggiarsi a te più del dovuto, e un conto è ritrovarsi sul lavoro un capo che allunga le mani o addirittura chiede esplicite prestazioni sessuali, in cambio di una promozione o un’assunzione.
Leggendo i dettagli dell’infinita storia del caso Weinstein si apprende che il potente produttore imponeva alle attrici persino un codice di silenzio, con tanto di clausola contrattuale da firmare, in caso di suo comportamento scorretto.
Ora questo silenzio è stato definitivamente rotto, grazie anche a iniziative dei social come il già citato #metoo, che nel frattempo è diventato #wetoogether. Anche per questo vi chiediamo di partecipare al nostro sondaggio e dirci se hai mai subito molestie sessuali sul lavoro.
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