Cento primavere

Cuore
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“Cento primavere” di Mariella Loi, pubblicata sul n. 13 di Confidenze, è la storia più votata dalle lettrici questa settimana sulla pagina Facebook. Ve la riproponiamo sul blog

 

Non è frequente incontrare un’elettrice centenaria e ne mio seggio la signora ha stupito tutti. Perché un diritto, conquistato con fatica, va sempre esercitato e mai dato per scontato

Storia vera di Marina R. raccolta da Mariella Loi

 

Un seggio elettorale è un piccolo microcosmo dove per tre giorni si vive a stretto contatto. Non solo schede, registri e verbali, ma anche rapporti umani che non si esauriscono in quel frangente. Faccio questo lavoro da anni e ogni volta porto a casa un ricordo speciale, questa volta è la storia di Luisa. 

Luisa la conoscevo solo di vista, a dire il vero, perché mi capitava spesso di incrociarla al mercatino rionale del mercoledì, quando andavo a fare la spesa. Di lei non sapevo nulla, ma mi avevano sempre colpito il suo aspetto fiero e la camminata spedita che, a dispetto dell’età, continuava a esibire. Non avevo idea di quanti anni avesse, se qualcuno me lo avesse chiesto, avrei detto all’incirca ottanta o giù di lì.

La sua carta di identità mi è capitata tra le mani lo scorso ottobre, in occasione del voto referendario. Non riuscivo a credere ai miei occhi: l’arzilla signora che in quel momento era dentro la cabina elettorale aveva novantanove anni, dato confermato dal registro delle elettrici. Quando è stato il momento di restituirle il documento d’identità, mi sono complimentata con lei per la sua grande forza e per il forte senso civico dimostrato. Allo scorso referendum il tasso di affluenza è stato piuttosto basso, quindi vedere una donna quasi centenaria, venire a votare in una piovosa giornata di ottobre aveva quasi dell’incredibile.

Lei, forse perché lusingata dai miei apprezzamenti, si è accomodata in una delle sedie che predisponiamo sempre per le persone con difficoltà motorie, e si è messa a chiacchierare con noi.

Quando è andata via, nel congedarla le ho detto che mi aspettavo di rivederla alle elezioni politiche che già si presagiva ci sarebbero state di lì a breve. Lei sorridendo, mi ha risposto che sperava di esserci.

Da quel giorno non ho più pensato a Luisa, peraltro non andando più a fare la spesa al mercatino rionale, non mi era neanche capitato di incontrarla per caso. Mi sono ricordata di lei, quando facendo il conteggio del numero delle elettrici, ho intravisto il suo nome sul registro.

È stata una bella sensazione, un’elettrice centenaria non è frequente, ne ero contenta come se fosse qualcosa di beneaugurale.

Le votazioni di domenica 4 marzo sono state caratterizzate dal cambio di procedure nell’esercizio del voto e questo ha comportato lunghe file fuori dai seggi. C’erano molte persone anziane in coda, per questo laddove è stato possibile, abbiamo cercato di dare loro la priorità nell’accesso alla cabina elettorale, ma qualche disagio lo si è riscontrato comunque. È stata una giornata di lavoro molto intenso, e quando sono andata in pausa a mangiare un panino, ho quasi rabbrividito, nel constatare che la lunga coda si andava ingrossando, nonostante il nostro gruppo di lavoro fosse molto celere.

Luisa, con le sua gambe stanche, come le aveva definite lei la prima volta che ci eravamo incontrate, ha fatto capolino dentro la scuola a metà pomeriggio, in compagnia di un ragazzo di una ventina d’anni con un look molto trendy e un lungo ciuffo biondo che gli ricadeva sul viso.

Uno dei miei scrutatori è andato a chiedere a lei e ad altri elettori non nel fiore degli anni, se volevano sedersi, ma pare che lei abbia rifiutato.

Cosa abbastanza singolare, dato che anch’ io che ho la metà dei suoi anni, non resisto a stare in piedi per più di dieci minuti. Stranezze della vecchiaia, ho pensato quando me l’hanno riferito, del resto se non ci si può permettere una nota di eccentricità a cent’anni, quando mai si potrebbe fare?

Il ragazzo che era con Luisa ha votato prima di lei, e nel timbrare la sua scheda elettorale, ho potuto constatare che era la prima volta che esercitava questo diritto, nonostante avesse ventidue anni e nell’ultimo quadriennio le consultazioni elettorali siano state almeno quattro.

Poi quando è stato il suo turno, Luisa ha espletato tutte le procedure con molta celerità e sicurezza, gliel’ho fatto notare e lei, come per ribadire la sua esperienza, mi ha risposto con un affondo che sembrava uscito da un libro di storia.

«Sono nata agli inizi dell’altro secolo, un altro ne è iniziato e io sono ancora qui. Sono stata suddita di un regno, cittadina della repubblica, avevo venticinque anni quando ho sentito alla radio la notizia dell’Armistizio e c’ero anche la prima volta che le donne hanno votato, il 2 Giugno del 1946. Ho fatto cinque ore di coda quel giorno, sapesse che caldo faceva… e non c’erano sedie né bottigliette d’acqua, ma nessuna di noi ha mai pensato neanche per un attimo di abbandonare il posto in fila. L’avevamo aspettato troppo a lungo quel giorno e oggi mi addolora sapere, che molti ignorano la gran fatica che abbiamo fatto, per ottenere questo diritto».

«Ha visto il ragazzo che era con me?» ha continuato lei incalzando. «È il mio pronipote, non aveva mai votato fino a oggi. Sa come succede, quando le cose si danno per scontate, perdono di valore. Gli ho chiesto di accompagnarmi, non perché avessi bisogno di aiuto, ma perché volevo trasmettergli un insegnamento. È per questo che non mi sono seduta prima, perché spero capisca che se io alla mia età, posso fare la fila per esercitare il mio diritto, lui che è giovane non può trascurare di esercitare il suo. Speriamo che abbia capito, non ho più molto tempo, per trasmettere quello che ho imparato in questi anni».

Sono senza parole e anche vagamente commossa, ci salutiamo e le sue considerazioni mi accompagnano per il resto della giornata.

Poi alle 23.00 con la chiusura dei seggi, comincia la maratona estenuante dello scrutinio che si conclude alle sei della mattina.

Ho l’adrenalina a mille, non riesco a dormire che due ore, tanto poi alle 14.00 si ricomincia con lo scrutinio delle Regionali e so che fino a quando l’ufficio elettorale non mi confermerà che la trasmissione dei dati è regolare, non riuscirò a rilassarmi.

La mattina dopo sono esausta, sembro uscita da una centrifuga, passo la giornata in casa, non guardo neanche la televisione.

Mercoledì mattina vado al mercato a fare la spesa e mentre sono intenta a scegliermi la frutta sento un discorso fra due signore e capisco che stanno parlando di Luisa. «È morta nel sonno» dice una all’altra, «domenica notte, stava bene certo, era andata anche a votare». Mi coglie una grande tristezza e mentre torno a casa, verso pure qualche lacrima.

È un po’ come se avessi perso un’amica o forse una nonna perché è da ieri che continuano a risuonarmi in testa le sue ultime parole.

«Sono passate davanti al mio sguardo più di cento primavere, ho assistito a mille capovolgimenti, nella vita spesso sono caduta e molte volte mi sono rialzata, e anche oggi che mi devo aiutare col bastone, sono riconoscente alle mie gambe stanche che mi hanno portato fino a qui».

 

 

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