Su Confidenze in edicola adesso, tre adolescenti raccontano le loro fughe da casa. La prima ha fatto fagotto imbufalita perché la mamma si era permessa di riportare il bastardino di famiglia al canile. Il secondo ha preso su armi e bagagli stanco di ascoltare le insopportabili domande di quei rompipalle dei genitori, tipo: «Non ti drogherai mica quando vai in discoteca?». Mentre la terza se n’è andata per inseguire il fidanzatino in vacanza, visto che nessuno le aveva dato il permesso per partire con lui.
Se i motivi che hanno scatenato l’impellente bisogno di scappare erano di natura diversa, identico è stato l’esito dell’abbandono del luogo natio: dopo una manciata di giorni (il tempo di finire i soldi, per dirla in soldoni) tutti e tre i ragazzini sono tornati all’ovile.
Quel breve lasso di tempo, però, è bastato per far temere ai genitori un epilogo da cronaca nera. Quindi, al rientro, i giovani cialtroni hanno trovato madri e padri talmente contenti di rivederli vivi e vegeti da essere disposti (nell’ordine): ad adottare un’intera cucciolata. A rollare uno spinello insieme al figliol prodigo. A concedere a una bimba virginea l’ok per il più promiscuo dei viaggi con l’amichetto del cuore.
Leggendo l’articolo E quella volta sono scappato mi sono fatta due domande. La prima: che testa può avere un adolescente che ricorre a una strategia capace di portare poliziotti fra le mura domestiche e frotte di giornalisti sotto casa, solo per convincere mammina e/o papino a ubbidirgli? È un genio o è completamente pazzo?
La seconda: è vero che erano terrorizzati dall’idea di non vederli mai più, ma quando si sono trovati di nuovo i ragazzi (sani e salvi) tra le braccia, i genitori non hanno avuto voglia di massacrarli di botte (almeno in senso figurato) invece di coccolarli come peluche miracolosamente scampati a un lavaggio senza ammorbidente?
Poi, ho riflettuto su come reagisco io se i miei figli si limitano a quisquilie come non rispondere al telefono al primo squillo o arrivare in ritardo di due minuti a un appuntamento. Depredata di ogni barlume di lucidità, scarto subito le (probabili) opzioni “smartphone in modalità silenzioso” o “traffico bloccato”, per lasciare spazio a ipotesi più fantasiose. Per esempio, me li immagino spiattellati sotto a uno schiacciasassi (come se per le vie di Milano ce ne fossero un sacco), oppure annegati in una fontanella comunale (in cui non riuscirebbe ad andare a fondo neanche un chihuahua).
Spiegato dunque il perdono immediato ai ragazzini tornati all’ovile, cosa suggerire per una buona convivenza tra adolescenti dispotici e genitori ansiogeni? I ragazzi potrebbero sostituire le romantiche velleità di fuga con i più banali atteggiamenti ostili e taciturni tipici della loro età. Ai grandi fanno comunque un gran male, ma almeno non sono da sincope!
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