Quando davanti alla collega che prende un cappuccio al bar o all’amico che sorseggia un drink alcolico all’happy hour, tu ribatti con «Per me un succo di frutta», hai l’impressione di compiere una scelta particolarmente salubre e di farti del bene. Un’idea che in effetti è quasi automatica: “succo” e “frutta” sono parole che non sembrano prestarsi a troppe interpretazioni. La stessa pubblicità presenta questi prodotti come sani e benefici, quasi fossero la versione in bottiglia o in brick della frutta. Ma è davvero così?
Certo, se ordini una spremuta d’arancia appena preparata o un centrifugato fresco di frutta o di verdura fatto al momento, in questo caso sì che stiamo realmente parlando di bevande salutari, ricche di vitamine, sali minerali, fitonutrienti, acqua di grande valore biologico e – aspetto per certi versi persino più importante – privi di indesiderate aggiunte.
Nei succhi di frutta industriali, invece, di frutta spesso ce n’è ben poca. In questo momento ho tra le mani una bottiglietta di succo di mirtilli di una notissima marca in vendita in tutti i supermercati. La fotografia sull’etichetta mostra una profusione di questi meravigliosi frutti di bosco. Anche il colore blu-violaceo del contenuto, che la trasparenza del vetro permette di apprezzare perfettamente, lascia ben sperare. Eppure, a guardare gli ingredienti, si scopre che al primo posto c’è l’acqua, poi i mirtilli (40%), quindi zucchero e conservanti.
Solo se denominato “succo di frutta 100%”, ovvero che non contiene nient’altro, è vero succo di frutta. La maggior parte di quello che si trova in circolazione, però, è “succo e polpa di frutta” (anche definito “nettare”) o addirittura si tratta di semplici “bevande alla frutta”. Nell’aspetto e nella confezione richiamano subito alla mente i succhi di frutta, tanto che il consumatore distratto non rileva differenze. Tuttavia, in questi prodotti il contenuto di frutta va da poco più di zero al 50% al massimo. Il resto? Acqua (pagata a caro prezzo) e zucchero, quando non anche coloranti, aromi e additivi vari, insieme a volte al succo di altri frutti meno pregiati, impiegati per “allungare”.
Per capire subito con cosa si ha a che fare, anche il prezzo viene in aiuto: il succo di frutta puro costa, non c’è dubbio. Ma se proprio volete bere un succo di frutta industriale, è proprio per i succhi di frutta 100%, senza zuccheri né altri ingredienti aggiunti, che dovreste optare.
Anche questi ultimi, seppur migliori, non equivalgono comunque alla frutta. I succhi di frutta industriali subiscono trattamenti tecnologici per prolungarne la durata di conservazione. In particolare vengono trattati con il calore che uccide i batteri che potrebbero svilupparsi tra la produzione e il consumo del succo. Purtroppo le alte temperature necessarie alterano il contenuto nutrizionale del succo, oltre alle sue qualità organolettiche, mortificandone la capacità di offrire vantaggi salutistici.
La morale della favola è che l’unica vera soluzione se si vogliono trarre vantaggi dal consumo di succhi di frutta è acquistare una centrifuga (ormai ne esistono di particolarmente economiche) o un estrattore (ben più costoso) e prepararsi da soli i succhi di frutta in casa. Solo così avrai la certezza di non consumare altro che frutta, sana, benefica e squisita.
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