Vorrei essere Stephen Hawking

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Un gioco innocente di bambini m ifa pensare alla grandezza e al genio del grande fisico scomparso di recente

Al mare, sdraiata sulla sabbia, sentivo sotto l’ombrellone vicino, dei ragazzini freschi di scuola media che facevano un innocente gioco antico: Quale personaggio storico vorresti essere?

Ognuno sceglieva il suo e lo descriveva. Ho pensato, di getto: vorrei essere Stephen Hawking! Mi sono unita al gioco a loro insaputa, e a occhi chiusi ho rivisto la sua esistenza miracolosa.

Questo genio paragonabile ad Einstein, fisico, cosmologo, matematico, astrofisico, da adolescente era uno che scherzava sempre, correva dietro alle compagne ed era asino in certe materie. Di ragazze ne ha avute tante- magro, scattante, spiritoso, con un’intelligenza divina, era difficile resistergli. Ma a 20 anni si innamora sul serio, e le lascia tutte per una sola: Jane Wilde. Lei dice che per lui si butterebbe nel fuoco. E ci si butta.

Stephen scopre di essere affetto da una forma di sclerosi mortale. Ha poco da vivere. Lei si innamora ancora di più. Invece di disperarsi si sposano, con la prospettiva della prossima fine. Invece, lasciando stupefatti dottori e non dottori, che non sanno darsi una spiegazione, Stephen non muore, anzi: lui e Jane faranno in tempo ad amarsi, a detestarsi, ad avere tre figli, a tradirsi, a lasciarsi, ad abitare a pochi metri uno dall’altra, in concordia col nuovo marito di lei, dopo che Stephen avrà sposato un’altra, e lui altro. Faranno in tempo a invecchiare insieme.

Intanto lui farà delle scoperte prodigiose, e le sue teorie sulle origini dell’universo sconvolgeranno le credenze scientifiche di tutto il mondo. La malattia si aggrava, ma lui non gliela dà vinta, continua ad approfondire le sue scoperte, a scrivere best-seller  di successo mondiale, a tenere conferenze (non può parlare ma tramite un sintetizzatore, i comandi dei suoi occhi trasformano i pensieri in parole, e il pubblico accorre, invade le aule dove si presenta, lo ascolta persino arrampicandosi a grappoli sulle colonne.

Gli dicono (ancora) che ha poco da vivere, e lui reagisce progettando di andare nello spazio, è pronto a farsi lanciare in orbita. Muore a 76 anni, benedicendo la vita. E io, su quella spiaggia, a occhi chiusi, per qualche istante ho avuto la faccia tosta di mettermi nei suoi panni, io che stento a fare le divisioni, e mi spavento per un raffreddore.

Però…che sorpresa: invece di sentirmi indegna mi rallegro, e anche se sai di essere un insetto davanti a tale grandezza, ti senti rinfrancato, come se un uomo del genere ci assolvesse dalla nostra pochezza, come se Hawkins avesse agito per tutti. L’eroismo è contagioso, e illumina anche chi eroe non è. Essere Hawkins non si può, ma pensare a lui ci innalza e ci consola.

 

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