Hanno invaso in anni recenti tutte le grandi e meno grandi città. Il risultato è che i ristoranti giapponesi (in realtà gestiti quasi sempre da cinesi) sono ormai diffusissimi. Vuoi perché spesso offrono la formula “all you can eat” – ovvero “tutto quello che riesci a mangiare”, che soddisfa chi si vuole abbuffare senza spendere tanto, vuoi perché propongono menu percepiti come leggeri e sani.
In testa alla lista c’è naturalmente il sushi, il piatto tipico della cucina giapponese, a base di riso, pesce (soprattutto crudo), alghe e altri ingredienti variamente assortiti e preparati. Viene servito accompagnato da salsa di soia, fettine di zenzero in salamoia e wasabi, una pasta verde ricavata dal cosiddetto rafano giapponese, dal sapore tanto forte da fare persino lacrimare quando se ne ecceda.
Molti nostri connazionali preferiscono il sushi al classico panino sbocconcellato al volo nella pausa pranzo o vi fanno ricorso per trascorrere una serata diversa da quella offerta dalla solita pizzeria. D’altronde – pensano – il sushi è pesce con riso, due tra gli ingredienti più leggeri in assoluto, quindi ci si fa pure del bene. Ma è davvero così?
In realtà, c’è bisogno di alcuni distinguo, nonché di svelare certi aspetti del sushi poco noti.
Il problema del riso
Il riso impiegato per preparare il sushi è riso raffinato, non integrale, e, quel che è persino peggio, viene cotto con lo zucchero. L’indice glicemico così si impenna e altrettanto rischia alla lunga di fare l’ago della bilancia.
Pesce sì, ma quanto?
Quando nei miei consulti in studio domando alle persone se consumano abitualmente pesce, alimento che deve senz’altro essere presente nella dieta, molti mi rispondono soddisfatti: “Certo, mangio il sushi!”. Nel sushi tuttavia il pesce è troppo poco perché possa costituire una porzione: la parte del leone la fa il riso.
Sale: questo sì che abbonda!
La salsa di soia è un vero concentrato di sale, che rientra pure come ingrediente negli altri condimenti e nella preparazione del riso. In una dieta sana il consumo di sale va moderato, non solo per il ruolo critico in una serie di condizioni di salute come l’ipertensione, ma perché fa trattenere liquidi e gonfiare, contribuendo all’effetto ingrassamento.
Resta leggero solo chi sta attento
Rischi di fare il pieno di calorie e grassi se ordini quei “rotoloni” pieni di tutto, oltre a riso e pesce, tra cui la maionese. Per non parlare di altri piatti che trovi al giapponese e che propriamente sani non sono, come il tempura, costituito da verdure o pesce impastellati e fritti.
Occhio a dove mangi
Il pesce utilizzato per preparare il sushi deve essere sempre freschissimo e super controllato, altrimenti si invitano a nozze malattie come l’epatite e la sindrome sgombroide, quando non addirittura parassitosi come quella provocata dall’anisakis, un verme che si insedia nell’intestino.
Morale della favola? Mangia pure giapponese di tanto in tanto (non più di una volta alla settimana) e all’interno di una dieta complessivamente ben composta, ma rivolgendoti solo a ristoranti affidabili ed evitando di attribuire al sushi pregi che non ha.
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