Da zitella a single

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Oggi non siamo più condannate al matrimonio. La zitella dei miei tempi non è più compatita dalle sposate, magari cornificate e picchiate dal marito, e si chiama single

Fra le spaventose imperfezioni della emancipazione femminile, una cosa però l’abbiamo ottenuta, e bisogna festeggiarla: il passaggio da Zitella a Single, una delle poche vere libertà che ci siamo conquistate.

Prima la donna era considerata socialmente solo se sposata. Zitella- mi ricordo quanto disprezzo e derisione in questa parola.  La Zitella era emarginata e beffata alle spalle, diventava la schiava delle sorelle che avevano figliato, crescendo i nipoti. E guai se aveva una storia con un uomo non essendo sposata, era bollata, la gente smetteva di salutarla. Ma se filava diritta, allora veniva chiamata “acida”. Prima la si costringeva alla castità pena l’esilio sociale, poi la si sfotteva per questo.

Lo scapolo naturalmente era invidiato, e più avventure aveva più se ne parlava con rispetto. La zitella era considerata una che non l’aveva voluta nessuno- ora, che bella rivincita!  le single sono fior di ragazze che se ne vanno libere per il mondo – e i maschi si sentono sfuggire la terra di sotto i piedi. Oggi non siamo più condannate al matrimonio. La zitella dei miei tempi era compatita dalle sposate,  magari cornificate e picchiate dal marito, con cinque marmocchi e la casa tutta sulle spalle, che si sentivano superiori a lei in ogni caso, e  la guardavano dall’alto in basso. C’era molta crudeltà.

Mi ricordo una signorina di 50 anni che si era illusa di trovare il grande amore con un coetaneo. Lui la lasciò malamente, e mentre lei stava morendo di dolore,  tutto il paese le rideva dietro. Ma una cosa è certa: le zitelle del mio paese avevano personalità.

Mentre le donne sposate, assorbite dall’identità del marito erano la moglie di, le zitelle erano persone. Me le ricordo tutte. Le sorelle Floris- una delle due in gioventù stava per sposarsi ma all’ultimo si rifiutò perché il marito non voleva  che la sorella andasse a vivere con loro, le disse “O lei o io”, e lei scelse la sorella. La Lina, cui morì il fidanzato in un incidente e lei si sparò alla testa, ma sopravvisse con la bocca storta tutta la vita. Morì a 80 anni e volle essere sepolta con l’abito da sposa. La Gina, innamorata del prete, l’unico uomo che potesse frequentare senza chiacchiere,  e la Pelina, benestante, bella ma con un occhio solo, che a 58 anni sposò uno di 35 e rimase vedova,  e la Tecla, un’amazzone felicissima d’essere sola, che andava a caccia, badava alla sua azienda e guidava l’automobile (cosa inaudita nel nostro paesino selvaggio). Ben prima che fosse coniato il termine single le più coraggiose, le più fortunate, le più coscienti del proprio valore, furono le pioniere  della beata solitudine.

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