La storia più apprezzata della settimana è “Unica e per sempre mia Cherry” di Giovanna Brunitto, pubblicata sul n. 46 di Confidenze. Ve la riproponiamo sul blog
I cani hanno un’anima, ma non hanno voce, c’è bisogno di qualcuno che urli per loro. È ciò che ho fatto io quando si è persa la mia Chihuahua. Non ho smesso mai di cercarla. Nemmeno dopo un anno quando tutti mi dicevano di dimenticarla
Storia vera di Laura Colaianni raccolta da Giovanna Brunitto
Mi chiamo Laura, ho 33 anni, e amo moltissimo i cani. È una passione incondizionata che mi accompagna da sempre e che condivido con il mio compagno. Noi siamo una famiglia speciale composta da sette cani e tre gatti e viviamo tutti insieme in una casetta a Camparada, in provincia di Monza. Nella vita sono riuscita a conciliare la mia passione con il lavoro: sono una toelettatrice per cani e gatti. Il 17 dicembre del 2016 era sabato e mancavano pochi giorni a Natale. Ho finito di lavorare in negozio intorno alle 18.30 e mi sono avviata verso casa. Appena entrata in box, uno strano silenzio mi ha colpito. Di solito Cherry, la mia Chihuahua, e un altro cane da guardia mi danno il benvenuto, ma non si sono fatti sentire. Appena entrata ho avvertito una sensazione di gelo sulla pelle: la portafinestra del piano terra era stata forzata ed erano entrati i ladri. Il freddo mi è entrato nel cuore.
I miei cani non si sentivano. Subito sono corsa in taverna. Per fortuna, erano nel recinto dove li teniamo quando siamo fuori casa e stavano bene. Ho ritrovato il mio cane da guardia in giardino, era impaurito, aveva gli occhi rossi, ma non gli avevano fatto niente e tutto sommato stava bene anche lui. Poi sono andata a cercare Cherry, la più piccola. Di solito, la lasciavo libera di girare per casa perché circa tre anni prima aveva avuto una forma di ictus che colpisce i cani, ed è più tranquilla senza che i suoi “fratelli” più grossi e chiassosi la disturbino. L’ho cercata in casa e fuori in giardino, ma Cherry non c’era.
Ho pensato che doveva essersi spaventata per l’intrusione dei ladri e che forse si era nascosta da qualche parte. Volevo che fosse così, non riuscivo a pensare a nessun’altra eventualità. Respingevo la paura che si stava impossessando di me. Cherry è stato il secondo cane che io e il mio compagno abbiamo preso. Vivevamo da poco insieme, quando l’abbiamo incontrata era piccolissima e noi volevamo ampliare la nostra famiglia speciale. C’era già Melvin e lei ci è sembrata perfetta per noi. Da quel momento ha sempre occupato un posto particolare nel nostro cuore.
L’abbiamo cercata durante la notte, ma Cherry era sparita.
I giorni successivi sono stati un incubo, non saprei neanche più raccontarli con precisione. Ci siamo attivati subito con tanti amici per battere le strade attorno a casa, in particolare di sera e all’alba perché i cani quando sono spaventati escono solo nelle ore di buio alla ricerca di cibo, ma di lei non c’era traccia. Le ipotesi che si rincorrevano erano tante. Poteva essere scappata dalla porta lasciata aperta dai ladri, ma non aveva mai provato a fuggire, e non c’era motivo per farlo adesso. Poteva essere uscita, qualcuno poteva averla vista per strada e averla presa. Oppure, l’ipotesi peggiore di tutte, l’avevano rapita. Eppure Cherry, seppure di razza pregiata, era una “vecchietta” e poco appetibile per dei malviventi. Ero disperata.
Qualsiasi cosa fosse veramente accaduta, la mia Cherry non era più con noi e stavo malissimo. Immaginavo la paura che poteva provare lei, così piccola, con degli estranei ed ero preoccupata che potessero trattarla male. Dopo giorni di ricerche vane, anche con l’aiuto delle forze dell’ordine, ho capito che così non potevamo farcela. Allora con il mio compagno abbiamo iniziato a stampare manifesti con la foto di Cherry e ad affiggerli ovunque. Abbiamo disposto una ricompensa di 2.000 euro per chi ci desse notizie utili al ritrovamento. La mia piccola pelosetta non poteva essere sparita nel nulla.
Non volevo fermarmi, non potevo. Abbiamo aperto una pagina Facebook per raccogliere segnalazioni e diffondere appelli. Nel frattempo, però, il tempo passava.
Con l’aiuto di un’associazione amica abbiamo provato a far seguire le tracce di Cherry anche dai cani molecolari di un’unità cinofila, addestrati ad hoc per la ricerca. Alcune tracce ci avevano portato fino a poca distanza da casa e poi si fermavano. Da lì in poi gli indizi si perdevano. Probabilmente era stata presa in braccio da quel punto e portata chissà dove. Sui social poi si diffondeva la locandina con le foto di Cherry e arrivavano chiamate e segnalazioni da ogni dove. Alcune erano strampalate, altre solo di sostegno, alcune persino offensive. Ho parlato con tantissime persone, ma la mia piccola non si trovava. Ho allertato i veterinari della zona perché la mia Cherry ha il microchip e con una semplice verifica si poteva risalire a me, ma anche questi tentativi sono stati vani.
Con i mesi la possibilità di trovarla si allontanava, ma sapevo che non mi sarei arresa. Tanti mi consigliavano di lasciar stare, qualcuno addirittura mi aveva detto di prendere “un altro cane”, come se la mia Cherry fosse qualcosa di sostituibile, ma lei è parte della mia famiglia e non si possono sostituire i componenti di una famiglia.
Trascorso un anno ho deciso di proseguire comunque con le ricerche. Forse non avrei trovato Cherry, ma se gli sforzi fatti per lei sarebbero potuti servire a sensibilizzare altri sull’importanza di difendere i nostri piccoli amici, allora ne valeva la pena.
I cani hanno l’anima, ma non hanno voce e hanno bisogno di qualcuno che urli per loro. Quella voce sarei stata io, finché avrei potuto. E fino al 21 settembre scorso ho avuto fiato, fino a quella telefonata. «Pronto, qui canile sanitario di Sedriano. Lei ha perso un cane. È qui con noi …» L’emozione, la gioia che ho provato non so descriverle. È qualcosa che va oltre le parole. Io e il mio compagno abbiamo preso l’auto e siamo corsi al canile. Lì c’era la nostra piccolina.
Quando l’ho vista, così smagrita e acciaccata, ho avuto un blocco al cuore. Ricordo solo il suo muso terrorizzato e il suo sguardo cambiare quando il mio compagno ha pronunciato il suo nome, Siamo impazziti tutti tra lacrime e abbracci. Il mio cuore è tornato a battere.
Cherry è stata fortissima, nonostante sia così piccola ha resistito a tutto il male che le è stato fatto. Il ritorno in macchina a casa è stato il viaggio più bello della nostra vita. Dopo 19 mesi l’incubo è finito. Ora la nostra Cherry sarà sempre con noi. La mia famiglia speciale è di nuovo insieme.
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