Napoleone era un uomo molto occupato. Non aveva tempo per corteggiare le donne, né gli piaceva perdere tempo. Gli bastava uno sguardo, e nei casi più urgenti, un bigliettino con parole d’amore convenzionali, più che altro un ordine di apparizione.
Nessuna gli diceva di no. Per paura, per vanità, per interesse, era considerata una gran fortuna ricevere le attenzioni dell’imperatore. Anche da un breve incontro si potevano trarre grandi vantaggi. Le dame più eleganti, le più appariscenti facevano a gara per esser notate da lui, pur sapendo che era un collezionista.
Ma nel 1807, a Varsavia, accadde qualcosa di nuovo. A una gran festa in onore del grand’uomo, Napoleone si incapricciò della più timida, la più schiva, la meno mondana delle invitate: Maria Walewska. Maria era sposata. Non innamorata del marito, un vecchio di grandi natali, ma gli era fedele, avendo per lui molta amicizia. Quando l’imperatore la fece convocare sbrigativamente, sicuro di vedersela recapitare come un pacco, lei si rifiutò. Non ci voleva di più per far divampare la passione di lui: Cosa? Dice di no a me?
Che fosse amore o l’ostinazione dell’orgoglio ferito, Napoleone si ammalò di una passione tenace. E lei, testarda, no, no, no…Lui si indispettì, diventò di malumore, cominciò a maltrattare i diplomatici polacchi. Il rifiuto di quella piccola ostinata rischiava di guastare il rapporto dell’imperatore con la Polonia tutta. La questione prese una tinta politica allarmante. Fu lo stesso cognato di Maria, un importante membro del governo, che la pregò di cedere, in fondo cosa le si chiedeva? Una notte con l’uomo più desiderato del mondo, per il bene del suo Paese….
Lei non aveva nessun trasporto per Napoleone, lo chiamava l’ometto. Ma si trattava di salvare la patria. Ebbe un’ultima esitazione: «E mio marito? Che dirà mio marito?».
Il cognato fu implacabile: «Vostro marito è d’accordo». Come un agnello sacrificale, la sera Maria fu accompagnata da Napoleone. Ma dopo quella notte, la piccola dama e l’imperatore si svegliarono innamorati come adolescenti. Lei non lo lasciò più. Lo seguì nelle sue campagne. Lo vide glorioso e sconfitto. Lo visitò all’isola d’Elba.
La sua figura si era appesantita: aspettava un figlio. Dopo la sconfitta di Waterloo, ci fu un ultimo, straziante saluto. Lui si avviava all’esilio nella sperduta Sant’Elena, dove sarebbe morto presto, mai si seppe se di veleno o di tristezza. Maria intanto era entrata nella storia, cinema e letteratura avrebbero poi mitizzato il suo eterno amore, disinteressato e fedele. Tuttavia si risposò, e fu felice, semplicemente felice, con un uomo così innamorato da non temere il fantasma dell’imperatore.
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