Se ci sono frasi che detesto con tutte le mie forze sono quelle che denigrano l’inizio della settimana. Così, quando la domenica sento qualcuno dire «Domani è lunedì» mi scatta il nervo. Intanto, per l’ovvietà dell’osservazione (anche l’ultimo dei cretini lo sa benissimo). E poi, per l’aria rassegnata che di solito accompagna la temibile comunicazione-avvertimento.
24 ore dopo non rimango indifferente neanche alla rassegnata risposta «Da lunedì» alla domanda «Come va?» che, pronunciata quando ci si rivede dopo il weekend, è un semplice saluto. E quindi richiederebbe solo un più allegro «Bene grazie».
Ve ne parlo perché nel suo editoriale Portatori di speranza (su Confidenze in edicola adesso) Angelina, il direttore, accenna al blue monday, ossia al lunedì più triste dell’anno.
Nel 2019 è caduto il 21 gennaio. Ma se in quella data avete avuto l’ardire di essere di buonumore, sappiate che non l’avete scampata: il nefasto giorno, infatti, si presenta ogni 12 mesi. Secondo gli psicologi, a renderlo tanto deleterio sarebbe una formula matematica che incrocia alcune variabili (tipo meteo avverso e calo di motivazioni dopo le feste) capaci di farci alzare dal letto già furibondi prima ancora di aver fatto la doccia.
Incuriosita ho sfogliato l’agenda (che compilo puntualmente con la diligenza di una brava scolaretta) e mi sono accorta che in realtà il mio 21 gennaio non è stato affatto malaccio. Anzi: dopo il lavoro ho visto pure tutti e due i miei figli, quindi gioia, gaudio e immensa luce!
D’altronde, in generale io amo il lunedì. Perché segna l’inizio della settimana e mi permette di organizzarla come meglio credo. Restituisce regole e orari alla mia vita dopo l’anarchia del weekend. E mi offre l’agio di rimandare fino al venerdì qualche incombenza che mi ansia. Cosa chiedere di più?
Qualcuno può sostenere che tanto entusiasmo è irritante. Ma ricordo a quel qualcuno che ogni anno vanta ben 52 lunedì. E che affrontarli ingrugniti e malmostosi significa solo sprecare 52 giornate inutilmente.
Ma c’è di più. Ed è il fatto che non sappiamo cosa ci riserva il destino. Senza arrivare alle tragedie, ognuno di noi può incappare in contrattempi e rotture di palle in grado di innervosirci se non di preoccuparci. E visto che non è scritto da nessuna parte che si palesino proprio all’inizio della settimana, perché farla partire male quando, invece, potremmo usare le famigerate 24 ore per fare il pieno di un’energia che magari diventa utile il martedì o, chissà, il giovedì?
Concludo raccontandovi che per una serie di motivi negli ultimi anni al lavoro abbiamo avuto un giorno libero alla settimana. Quando è stato il momento di decidere quale, io ho fatto di tutto per ottenere il venerdì, super ambito da chi ama i weekend lunghi. Gli sforzi sono stati vani, mi è “toccato” il lunedì e sapete cosa ho scoperto? Che averlo a completa disposizione è una figata pazzesca.
Se vai via, la domenica sera non hai problemi di traffico e quando tutti salgono in macchina ti senti fortunata come un viziato pascià. Mentre se sei a casa, puoi cazzeggiare con la coscienza a posto. L’unico neo? Il lunedì i parrucchieri sono chiusi. Ma per una motociclista come me, che vivo sempre con il casco calcato sulla capoccia, avere la testa in disordine non è un problema, ma la normalità.
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