A tutti i papà

Mondo
Ascolta la storia

Oggi è la festa del papà, su Confidenze trovate tre storie vere sulla paternità, rivalutata ma messa sempre più in crisi da difficoltà economiche e incertezze sul futuro

Oggi è la Festa del papà e su Confidenze appena uscito trovate tre storie vere a tema che affrontano aspetti  diversi della paternità: devo dire però che non c’è bisogno di aspettare il 19 marzo per poter leggere storie vere a tema padri, anzi credo che nelle pagine della Narrativa il rapporto padre-figlia credo sia uno dei più analizzati e sviscerati dalle nostre autrici e mi ha sempre colpito come periodicamente torni la voglia di analizzarlo, ripensarlo, magari sotto punti di vista nuovi. Così approfitto di questo post per scusarmi con le tante autrici che mi hanno mandato storie a tema: non siamo riuscite a pubblicarle tutte sullo stesso numero, ma ne abbiamo scelto tre emblematiche: una racconta di un pessimo padre che si riscatta come nonno o almeno tenta di farlo (Il respiro ampio della montagna di Alessia di Loreto), la seconda è invece una storia emblematica: un uomo sceglie di essere padre di un figlio non suo (Trentuno giorni di Valeria Sirabella) e infine la terza racconta di un giovane uomo a cui il destino ha riservato la prova più dura: crescere un figlio da solo (Con te di Nadia Nunzi).

Sono solo alcune facce della paternità, una parola che non sempre viene affiancata al termine istinto, perché l’essere padre storicamente ha sempre più avuto a che fare con l’accudimento e il mantenimento economico di un figlio che non con la condivisione del tempo da passare insieme e il gioco. Oggi non è più così, (o almeno non è più SOLO così). Sono cambiate anche le condizioni a contorno e i nuovi padri dal 2012 beneficiano di leggi che consentono loro di assentarsi dal lavoro 5 giorni consecutivi entro i primi 5 mesi di vita del figlio senza tagli sullo stipendio. La figura paterna è quindi molto più presente già dai primi mesi di vita del bambino, un tempo storicamente dominio delle donne che dalla nascita allo svezzamento e oltre avevano l’esclusiva sulla cura dei figli. È facile incontrare padri che la mattina spingono passeggini verso i nidi o la scuola materna, o altri che all’uscita di scuola vanno a prendere i loro pargoletti, una cosa impensabile per chi, come la mia generazione, è cresciuta con l’idea del padre come un meteora che compariva solo la sera, spesso accompagnata  dall’anatema: “stasera quando torna a casa tuo padre, vedi…”.

Dove il padre è ancora poco tutelato è invece nelle separazioni: non a caso ieri a Roma si è svolta la marcia dei padri separati (Daddy’s Pride) per denunciare come questa condizione li renda spesso genitori di serie b, estromessi dalla crescita dei figli e ridotti al ruolo di Bancomat, con ricadute anche pesanti sotto il profilo personale, visto che sempre più padri separati sono ridotti in povertà.. Anche qui è atteso un cambiamento legislativo con la proposta dell’affido condiviso e della bigenitorialità.

Oggi Eurispes pubblica i dati di una ricerca condotta sull’universo maschile proprio in occasione della Festa del Papà: ne esce il ritratto di una popolazione maschile duramente provata dalla crisi economica, spaventata da un futuro incerto. Il 64% degli uomini italiani intervistati risponde di avere un’occupazione contro il 36% che afferma di non lavorare. Il 46,3% ritiene che la propria posizione lavorativa gli consenta di fare progetti per il futuro mentre il 31,3% risponde “poco” e  l’11% per niente. E in particolare 4 lavoratori su 10 di età compresa tra i 18 e 25 anni affermano di non poter progettare niente per il proprio futuro. Insomma oggi più che mai occorre stare vicino ai nostri padri, di ieri, di oggi e di domani.

Confidenze