Ieri è passato con voto unanime alla Camera l’emendamento al disegno di legge sul Codice rosso – l’insieme di norme che aumentano le pene per chi commette violenza sulle donne – relativo al cosiddetto revenge porn, ovvero l’odiosa pratica di diffondere on line e sui social immagini sessuali del partner a sua insaputa, a scopo di vendetta.
Di fatto questo emendamento introduce il reato di revenge porn punibile con da uno a sei anni di carcere per chi diffonde materiale pornografico del partner, senza il consenso di quest’ultimo, e con multe da 5.000 a 15.000 euro a chi, dopo aver realizzato video o averli sottratti, li invia, consegna, cede e pubblica senza il consenso della persone interessate e per recare loro danno.
Le pene sono maggiorate se i fatti vengono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è comunque stata legata da una relazione affettiva alla parte offesa e se i fatti vengono commessi attraverso strumenti informatici e telematici. Altre aggravanti sono l’aver commesso il fatto a danno di un individuo in condizione di inferiorità psichica o a danno di una donna in stato di gravidanza. (A questo sito potete leggere il testo completo dell’emendamento).
Con questa legge il nostro Paese colma un divario rispetto al resto d’Europa, Germania in testa, dove per esempio le grandi piattaforme on line hanno tempo 24 ore a rimuovere i contenuti sconvenienti, una volta pubblicati.
In passato sono state tante le vittime del revenge porn, tutti ricordiamo il caso di Tiziana Cantone, la sfortunata ragazza trentenne di Napoli che si tolse la vita per la vergogna di essere esposta alla gogna mediatica dei social dopo la diffusione di suoi video porno. Più di recente la deputata pentastellata Giulia Sarti è passata agli onori della cronaca per le sue immagini sconvenienti inviate al cellulare di molte persone note della politica e del giornalismo. Ma sono anche tanti i ragazzi e le ragazze adolescenti che finiscono inconsapevoli vittime di sexting e scambio di immagini proibite sui telefonini.
In tutti questi casi il vero problema resta il cosiddetto diritto all’oblio, perché una volta puniti gli autori dei fatti, le immagini restano comunque in rete ed è molto difficile ottenerne la cancellazione definitiva.
Per questo abbiamo pensato di coinvolgervi in un nuovo sondaggio, totalmente anonimo, chiedendovi: Sei mai stata vittima di porno vendette?
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