Erbe e farmaci, ancora combinazioni pericolose

Natura
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Ritorniamo a parlare di un argomento delicato e sottovalutato dai più: le interazioni tra erbe e farmaci, che possono dar luogo a effetti indesiderati anche gravi

 

Vi avevo promesso che sarei tornato presto a parlare dei potenziali rischi dovuti all’uso di erbe in contemporanea ai farmaci. E, siccome ogni promessa è debito, approfondiamo la questione.

 

In effetti, era intuibile che il tema suscitasse un certo interesse, sia qui sul blog di Confidenze che sulla pagina Facebook, considerato il ricorso sempre più diffuso ai rimedi naturali.

 

Si tratta in ogni caso di un argomento decisamente vasto e neppure questa seconda puntata sarà sufficiente per esaurirlo. Tuttavia, riusciremo almeno a mettere in luce quali sono i principali fitoterapici da evitare o assumere con cautela quando si seguano terapie farmacologiche particolari.

 

Nella prima parte, pubblicata il 9 luglio (recuperatela con il motore di ricerca interno del blog!), abbiamo visto le possibili interazioni farmacologiche di curcuma, liquirizia e pompelmo. Oggi esaminiamo altre tre piante molto usate a scopo salutistico o culinario.

 

Ginseng

Chi non ha mai sentito parlare del ginseng (Panax ginseng)? Le proprietà energizzanti, antistress e di sostegno delle funzioni cognitive della radice di questa pianta proveniente dall’Oriente sono quasi proverbiali. E sono reali e documentate dalla scienza: si devono a suoi particolari principi attivi, chiamati ginsenosidi. Purtroppo, altrettanto documentate sono le interazioni del ginseng con diversi tipi di farmaci. Una delle più importanti è con gli anticoagulanti, come il warfarin (Coumadin): la contemporanea somministrazione di ginseng è in grado di ridurne gli effetti terapeutici – rendendo cioè il farmaco meno efficace – già nel giro di 15 giorni. Altre interazioni note del ginseng sono con i medicinali ipoglicemizzanti impiegati per la cura del diabete e specifici chemioterapici.

 

Valeriana

Non da meno del ginseng quanto a popolarità, la valeriana (Valeriana officinalis) è probabilmente il primo rimedio a cui si pensa per calmare i nervi e contrastare l’insonnia, grazie agli effetti sedativi dovuti all’azione sinergica di più principi attivi contenuti in questo fitoterapico. Per tali proprietà, la valeriana viene spesso acquistata in automedicazione da pazienti già in terapia con farmaci ansiolitici o antidepressivi, ma è proprio innanzitutto con questi medicinali che la valeriana non dovrebbe essere assunta, comunque non prima di averne parlato con il proprio medico. Può infatti sia ridurre l’efficacia di alcuni di loro che potenziare indesideratamente gli effetti di altri, col rischio di gravi reazioni.

 

Aglio

Eh sì, persino il “banale” aglio (Allium sativum), protagonista di infinite, gustosissime ricette, ha un lato nascosto. D’altronde, non è solo un ingrediente gastronomico: possiede proprietà salutistiche accertate. Questo saporito bulbo aiuta ad abbassare i valori di colesterolo e pressione sanguigna, a sostenere le difese immunitarie e a fluidificare il sangue. Non sorprende quindi che non vada assunto (sotto forma di integratore contenente i suoi estratti più che come alimento) da chi sia in terapia con farmaci antiaggreganti e anticoagulanti, perché può innalzare il rischio di sanguinamento. L’aglio deve essere poi guardato con attenzione quando si prendano FANS, una vasta classe di farmaci antinfiammatori e analgesici che comprende la comune aspirina, perché ne aumenta i possibili danni a carico dello stomaco.

Confidenze