Se ne fanno pochi, ma in compenso si trattano malissimo. Impressionanti le notizie che ciclicamente arrivano sui maltrattamenti dei piccoli all’asilo. Dal nord al sud, diffusi equamente nella penisola, episodi di umiliazioni e violenze raccapriccianti. Bambini di tre anni costretti a mangiare il proprio vomito, bambini di pochi mesi presi a schiaffi con accanimento, buttati a terra, trascinati per i capelli, colpiti alla testa, legati e chiusi al buio…Bambini così traumatizzati che non imparano a parlare. Altri che al momento di entrare all’asilo si coprono il viso col gomito, come già a ripararsi dalle botte.
Un fenomeno di sadismo che ricorda il Dickens di Oliver Twist, e che sta diventando il marchio del nostro tempo, di cui la scuola dovrebbe essere l’antidoto, non il focolaio. Asili d’infanzia dai nomi giocosi e leggiadri, Cip e Ciop, primi passi… si è scoperto poi che erano simili a lager.
Le maestre colpevoli di uno dei trattamenti più violenti, per punizione sono state mandate agli arresti domiciliari. Cioè sono rimaste a casa loro. Sospese per cinque anni dal lavoro. Quindi saranno reintegrate. Dopo cinque anni torneranno ridenti? E perché? Probabilmente, invece, più incattivite che mai per essere state scoperte e condannate, e la faranno scontare ai bambini.
I genitori chiedono il controllo delle telecamere, come se i figli fossero affidati a una banda di malfattori. E i maestri bravi, coscienziosi, che ci mettono l’anima e sanno curarsi di quelle piccole vite con amore e dedizione, vengono infamati dalle malvagità altrui, e guardati con sospetto.
Alle elementari andavo a scuola in un istituto religioso, dove alcune maestre erano brave persone, ispirate e pietose, altre erano crudeli, e soprattutto classiste senza vergogna: facevano una gran differenza tra i figli dei poveri e quelli delle famiglie borghesi. Picchiavano le orfane con la riga sui geloni, o le lasciavano senza mangiare per punizione. Durante le lezioni, le allieve paganti prendevano appunti, le orfane mentre ascoltavano dovevano ricamare o lavorare a maglia, per guadagnarsi l’ospitalità.
Pensavo che questi comportamenti medievali fossero antichi ricordi di un tempo trascorso. Sgomentano i corsi e ricorsi della malvagità e del sopruso. Di questa situazione è complice una parola magica: “tagli”. La prima cosa che ci va di mezzo è la scuola. Anche fisicamente, le scuole cadono in testa ai nostri figli. E agli insegnanti- malpagati, umiliati, considerati niente, spediti senza ragione a mille km da casa anche se hanno figli piccoli- per fare con slancio e competenza il loro lavoro, non si chiede di essere coscienziosi, ma di essere santi.
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