“Mi ha fatto riflettere sulle dinamiche di coppia e sul perché dei ‘non detti’ all’interno di essa” scrive Ilaria sulla pagina Facebook. Vi riproponiamo sul blog la storia vera più apprezzata della settimana
Si può convivere 20 anni con una persona senza conoscerla fino in fondo? Ho dovuto chiedermelo dopo aver scoperto la verità su mia moglie. Affrontarla non è stata indolore
Storia vera di Claudio M. raccolta da Mariella Loi
Cominciò tutto un giovedì pomeriggio in cui, tornando a casa dal lavoro, non trovai Anna.
Io a quell’ora avrei dovuto essere su un aereo per Roma ma a causa dello sciopero dei trasporti il mio viaggio di lavoro era stato annullato e per la prima volta dopo anni avevo deciso di prendermi il pomeriggio libero.
Rientrando a casa non avevo potuto non notare il disordine che vi aleggiava, il letto ancora da fare, le tazze della colazione nell’acquaio. A colpo d’occhio si sarebbe detto che Anna quella mattina avesse una gran fretta di uscire. Cosa ancora più strana, mi aveva assicurato che avrebbe pranzato in casa ma non lo aveva fatto.
Non sono mai stato un tipo che fa caso a questi dettagli ma per qualche strana ragione, cominciai ad avvertire una certa inquietudine.
Provai a chiamarla al cellulare, volevo proporle di cenare fuori in un locale che ero certo a lei sarebbe piaciuto molto, ma il suo telefono era spento.
Un po’ deluso per non essere riuscito a parlare con lei, optai per un cambio di programma. Sarei andato a fare una passeggiata e al mio rientro avrei preparato una cena coi fiocchi.
Alle 20 la cena era pronta in tavola, ma di Anna ancora nessuna traccia.
Avevo provato a richiamarla, ma il telefono era ancora staccato. Cominciavo a essere preoccupato quando mi accorsi di un suo messaggio inviato alcune ore prima: “Salutami Roma, stasera mi vedo con Laura e dormo da lei. Ci vediamo domani sera al tuo rientro”.
Svelato l’arcano. Anna, non sapendo che il mio viaggio di lavoro era stato annullato, si era organizzata per passare la serata con un’amica.
Provai a contattare Laura e, non avendo il suo numero di cellulare, chiamai al numero di casa. Mi rispose quasi subito e alla mia richiesta di poter parlare con mia moglie mi disse che Anna non era con lei e che erano almeno due mesi che non la vedeva. Dovette rendersi subito conto della gaffe perché dopo un breve silenzio mi disse: «Claudio, tu e Anna dovreste parlare».
«Parlare di cosa, scusa?» ribadii io con il cuore in tumulto.
«Parlare, dirsi tutto, come dovrebbe essere tra marito e moglie… Scusami ma io non posso dirti di più».
Riattaccai, in preda ai sudori freddi. Era evidente che Anna mi nascondeva qualcosa, la mia inquietudine di quel pomeriggio era stato un chiaro presagio e ora la conversazione al telefono con Laura aveva confermato i miei timori.
Non sapevo cosa pensare mentre le ipotesi più agghiaccianti mi passavano per la testa.
Da quanto tempo non controllavo più i nostri conti bancari? E se avesse avuto un amante oppure si fosse messa in qualche guaio del quale non voleva mettermi al corrente? La mia testa era un turbinio di pensieri e di domande senza risposta.
Io e mia moglie avevamo un rapporto molto schietto o perlomeno così avevo sempre creduto. Mentalmente passavo in rassegna tutte le nostre conversazioni degli ultimi tempi alla ricerca di qualche incongruenza, ma per quanto mi arrovellassi, non ne trovavo alcuna.
Com’era prevedibile, passai la notte in bianco. Dopo un’attenta riflessione avevo deciso di non dire nulla ad Anna dei miei sospetti, ripromettendomi di tenerla d’occhio.
Alla sera, al mio rientro a casa, cenammo insieme. Io non feci menzione del mio viaggio di lavoro saltato all’ultimo e lei mi confermò di aver dormito da Laura.
Era chiaro a quel punto che avevamo un problema. Decisi di contattare un investigatore privato.
Dopo 20 giorni, fu lui a richiamarmi dandomi un appuntamento. Mentre mi recavo nel suo ufficio quel pomeriggio ero agitatissimo, al telefono non aveva voluto dirmi niente se non che aveva le risposte di cui avevo bisogno.
«Allora? C’è un altro uomo?» chiesi, subito dopo essermi messo a sedere.
«Sì, ma non quello che pensa lei. Sua moglie ha un figlio che oggi ha 30 anni, che ha partorito in Inghilterra e dato in adozione subito dopo la nascita. Da qualche mese si è trasferito a vivere in Italia, è con lui che sua moglie passa la maggior parte del tempo quando non è a casa».
Mi sentii mancare. Tra le tante ipotesi che avevo ventilato questa era decisamente la più inverosimile. Provai a obiettare che non era possibile, che doveva esserci un errore, ma mentre lo dicevo il mio interlocutore mi mise in mano delle foto che ritraevano mia moglie con un uomo che non conoscevo.
«Capisco che per lei sia difficile dopo 17 anni di matrimonio, rendersi conto di aver avuto accanto una sconosciuta ma le assicuro che le mie informazioni sono esatte. Ora vada a casa e rifletta sull’uso che vorrà fare delle cose che le ho appena detto».
Quella sera io sarei dovuto essere a cena con dei clienti, invece tornai a casa per parlare con Anna ma lei non c’era.
L’aspettai in piedi fino a tardi, deciso ad affrontarla e quando le svelai le cose di cui ero venuto a conoscenza, la prima espressione che lessi sul suo volto fu il sollievo.
Venni così a conoscenza di tutta la storia.
Quando a 17 anni, Anna era rimasta incinta di un ragazzo che aveva conosciuto al mare, i suoi genitori non l’avevano presa molto bene. La sua era una famiglia piuttosto in vista e l’idea della propria figlia ragazza madre (perché il padre era subito sparito), non rientrava nei loro piani. Così, prima che si sapesse in giro della sua gravidanza, l’avevano costretta al silenzio, obbligandola a dare il bambino in adozione subito dopo la nascita. Quell’evento aveva segnato Anna profondamente ed era stato la causa del suo allontanamento dalla famiglia con la quale dopo pochi anni aveva chiuso completamente i rapporti.
Il senso di colpa per aver abbandonato suo figlio, sia pure non per sua scelta, l’aveva convinta di non poter essere una buona madre. Non a caso quando ci eravamo conosciuti, una delle prime cose che mi aveva detto era di non volere figli.
Io avevo accettato la sua decisione di buon grado, ma solo ora ne scoprivo il motivo.
Mi raccontò tutto nei minimi dettagli, il suo amore per quel ragazzo che ai suoi genitori non piaceva per il solo fatto di appartenere a una famiglia umile, la sua gravidanza difficile e solitaria. La disperazione che l’aveva colta dopo il parto, quando suo figlio non aveva potuto neanche tenerlo in braccio. Una violenza che negli anni aveva cercato inutilmente di dimenticare senza peraltro riuscirci. Quando Greg ormai adulto si era messo in contatto con lei sei mesi prima, si erano incontrati. Mi disse che avrebbe voluto tanto parlarmene ma non c’era riuscita. Si vergognava di avermi taciuto quella verità ingombrante per molti anni e ora che ne ero venuto a conoscenza temeva di perdermi.
Mentirei se dicessi che la scoperta di quella verità nascosta sia stata indolore, non per l’esistenza di un figlio è ovvio ma per il senso di sfiducia che quella rivelazione tardiva aveva generato. Non l’avrei creduto possibile un tempo, eppure sono rimasto accanto a lei, sforzandomi di capire quanto grande dovesse essere il suo dolore per non averle permesso di condividerlo con nessuno.
Da quella sera sono passati cinque anni e oggi Greg e la sua compagna sono parte della nostra famiglia. Col tempo io e Anna abbiamo superato tutto e il nostro rapporto è finalmente libero dai segreti.
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