Sono passate solo poche settimane da quando ho scritto del coronavirus qui sul blog di Confidenze e lo scenario è già profondamente mutato. Il Covid-19 è arrivato in Italia, con ricadute pesantissime: paesi isolati, scuole chiuse, metropolitane e treni mezzi vuoti, supermercati svaligiati, isteria collettiva. E, naturalmente, sempre più contagiati: nel momento in cui scrivo questo articolo, il bilancio ammonta a 270 casi, 7 morti, 7 regioni italiani interessate, di cui 206 contagiati e 6 vittime nella sola Lombardia.
Disagi, dubbi e paure predominano nella popolazione. Il dibattito si sta polarizzando tra chi prefigura scenari da film catastrofico e coloro che invece pensano che le cautele messe in atto contro il Covid-19 siano eccessive. Ma come stanno davvero le cose? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
1 – L’infezione da coronavirus non è come la peste. Ma è peggio dell’influenza di stagione
Virologi improvvisati e commentatori da social ne hanno dette di tutti i colori. È vero che il coronavirus con cui abbiamo a che fare è decisamente meno mortale di altri agenti patogeni che negli ultimi decenni hanno spaventato il mondo (Sars, Mers, per non parlare di Ebola), ma è un errore affermare che sia poco più che una “banale” influenza di stagione. I dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, massima autorità sanitaria a livello internazionale, ci dicono che nel 14% dei contagiati il virus causa malattia severa, con polmonite e respiro corto. Circa il 5% dei pazienti va incontro a un quadro molto critico, con insufficienza respiratoria, shock settico e collasso multi-organo. Nel 2% dei casi riportati, il Covid-19 si è rivelato fatale, e per la maggior parte si è trattato di soggetti anziani. Questi sono i dati di cui al momento disponiamo, preliminari finché si vuole. Ma le altre sono chiacchiere.
2 – Perché è necessaria tutta questa attenzione
Se è vero che nel giovane adulto sano la sintomatologia può essere lieve e la pericolosità del virus relativa (e tuttavia, in Cina, si sono verificati decessi anche tra i trentenni e, in Italia, il primo contagiato, quello di Codogno, si trova in terapia intensiva con una brutta polmonite, benché abbia 38 anni, sia alto un metro e 80, pesi 90 chili e sia uno sportivo), il discorso cambia per i soggetti più vulnerabili. Sono state messe in atto imponenti misure di contenimento e sorveglianza perché una società umana degna di questo nome deve pensare a proteggere anche gli individui in condizione di fragilità, gli anziani, i malati, i soggetti immunocompromessi, e questo lo si può fare solo contrastando la circolazione del virus nella popolazione generale. Le persone che manifestano una forma moderata dell’infezione, se non vengono isolate, diffondono il contagio.
3 – Sperare nel meglio preparandosi al peggio
Le autorità stanno prendendo decisioni drastiche perché devono tenere in considerazione quello che viene definito worst case scenario, ovvero lo scenario peggiore possibile, cercando di evitare questa eventualità e comunque preparandosi ad affrontarla nel miglior modo possibile: il coronavirus che dilaga nella popolazione, provoca moltissimi casi, troppi dei quali richiederebbero cure intensive e ospedali attrezzati per fornirle, oltre che essere in grado di continuare a gestire le “normali” emergenze (gli incidenti in auto e gli infarti non si fermano se c’è il coronavirus…).
4 – Non c’è bisogno di chiudersi in casa
Se è pur vero che limitare le occasioni di aggregazione è il modo migliore per ridurre il rischio di contagio, non c’è bisogno di vivere come reclusi. Con tutte le necessarie precauzioni, possiamo continuare a prendere i mezzi pubblici, andare a lavorare, uscire per fare la spesa. Bisogna cercare di eludere i contatti ravvicinati (mantenere una distanza di almeno 1 metro dagli altri sarebbe l’ideale, in particolare quando tossiscono o starnutiscono), lavarsi le mani accuratamente e con frequenza con acqua calda e sapone, non toccarsi bocca, naso e occhi con le mani prima che siano state lavate.
Troviamo un equilibrio, evitando di cedere sia al panico che alla superficialità. Che prudenza e buon senso siano le nostre armi contro il coronavirus.
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