Ricordavo l’altro giorno in un’intervista in TV che purtroppo non disponiamo, a oggi, di una cura per il Covid-19 e certo la cura non è quindi la vitamina C, come suggeriva un delirante audio circolato nei giorni scorsi via WhatsApp e diventato virale, tanto che molti si sono precipitati nelle farmacie svaligiandole della vitamina C.
È però sbagliato affermare che la vitamina C o altri rimedi naturali non servano a niente, come ha fatto pubblicamenteanche qualche esperto (evidentemente non in scienza dell’alimentazione). Esistono micronutrienti e fitoterapici la cui azione di sostegno della risposta immunitaria e la capacità di ridurre la suscettibilità alle infezioni virali sono documentate scientificamente.
Fondamentale barriera difensiva contro microrganismi patogeni, il sistema immunitario per funzionare correttamente ha bisogno di specifici nutrienti (in primo luogo, vitamine e minerali), che la dieta quotidiana – che pure resta il più importante aspetto a cui prestare attenzione – non sempre riesce a garantire nelle quantità ottimali.
Considerata la mancanza in questo momento di un vaccino e di terapie farmacologiche efficaci contro il Covid-19, credo che l’approccio nutrizionale non sia da trattare con la sufficienza che qualcuno gli riserva, anche se non disponiamo di ricerche specifiche che ne garantiscano l’efficacia contro il coronavirus.
Tanti studi clinici sull’uomo dimostrano però che alcuni micronutrienti e principi attivi vegetali sono in grado di contribuire in maniera determinante alla regolazione della riposta immune. Quelli che ritengo maggiormente interessanti sono i seguenti, ai dosaggi che la letteratura scientifica sull’argomento evidenzia come più utili.
– Vitamina C, 1000-1500 mg al giorno, optando per le preparazioni a rilascio graduato.
– Vitamina D, 2000 UI al giorno, in particolare nei soggetti con bassi valori di vitamina D nel sangue. Sono preferibili le somministrazioni quotidiane rispetto alle megadosi settimanali o mensili.
– Zinco, 10-25 mg/die.
– Selenio, 50-100 mcg/die (mcg sta per microgrammi). Qui possiamo risparmiare un po’ di soldi, perché si tratta di uno dei pochi casi in cui la sostanza utile si trova in gran quantità anche in certi alimenti, oltre che negli integratori. In particolare, consiglio l’acquisto di una confezione di noci del Brasile: con una sola noce si copre il fabbisogno quotidiano di selenio.
– Probiotici. Il microbiota intestinale (l’enorme comunità di microrganismi che vive nel nostro intestino) ha un ruolo di primo piano nel difenderci dai microbi patogeni e nel garantire la normale attività delle difese immunitarie. L’assunzione di specifici probiotici aiuta a riequilibrare questo popolamento intestinale benefico, non di rado pregiudicato da errori alimentari, uso di farmaci, stress ecc (condizione definita di disbiosi intestinale). Di norma se ne assumono un paio di capsule al dì. Non tutti i probiotici in commercio, purtroppo, sono di buona qualità.
– Astragalo e uncaria, erbe dalle riconosciute proprietà immunostimolanti. L’astragalo (Astragalus membranaceus) viene di norma consigliato alla dose di 1-3 capsule al giorno di estratto secco, titolato in polisaccaridi almeno all’8%. La posologia dell’uncaria (Uncaria tomentosa) invece è di 1 capsula di estratto secco titolato e standardizzato in alcaloidi ossindolici pentaciclici almeno al 3%, da prendere un paio di volte al dì.
Non consiglio più in questo periodo, invece, altri due rimedi naturali, che ho suggerito all’inizio di questa vicenda del coronavirus, mentre ora, in base agli sviluppi della situazione, invito a gestire con prudenza. Si tratta del reishi (Ganoderma lucidum) e dell’echinacea (ce ne sono diverse specie: Echinacea angustifolia, E. purpurea, E. pallida) e i motivi alla base di tale cautela sono diversi.
Con riferimento al reishi, questo fungo terapeutico ha, tra le sue attività, anche quella di contrastare l’ipertensione, con lo stesso meccanismo dei farmaci ACE inibitori prescritti per la cura della pressione alta. Alcune evidenze (va detto, del tutto preliminari, solo nei topi, da confermare con studi sull’uomo) segnalano che la sicurezza di tale terapia per la pressione arteriosa meriterebbe rivalutazione, in relazione a un più alto rischio di complicanze che potrebbe provocare nei pazienti con coronavirus. Al momento, sospendere la terapia antipertensiva sarebbe un comportamento ingiustificato, a meno che non lo decida il medico specialista (i rischi di un insufficiente controllo dei valori pressori possono essere maggiori di quelli del Covid-19, e anzi a questi si sommano). Non c’è invece ragione di ricorrere al reishi, che teoricamente presenta le stesse criticità di tali medicinali antipertensivi, vista la vasta gamma di rimedi naturali disponibili con cui sostituirlo.
Per quel che riguarda l’echinacea, fitoterapico immunostimolante e antivirale, molto popolare contro le usuali malattie invernali e che rientra come ingrediente di diverse preparazioni erboristiche già pronte, si tratta di un rimedio che personalmente apprezzo per la durata di un raffreddore e che potrebbe avere un senso come tentativo di difesa anche nei confronti di un microrganismo di cui sappiamo poco come il coronavirus. Tuttavia, molti suoi utilizzatori ignorano che l’echinacea nell’uso prolungato può provocare effetti addirittura contrari a quelli attesi, ovvero di indebolimento delle difese immunitarie. Considerato che l’emergenza coronavirus non sembra destinata a rientrare a breve, consiglio, a chi vuole ricorrere a rimedi naturali, di privilegiare le altre soluzioni descritte.
Vi mando un caloroso abbraccio (virtuale, naturalmente…).
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