Imprigionata in casa da tempo immemore pur senza colpe, neanche fossi il conte di Montecristo, mi appresto come tutti a festeggiare la Pasqua più intima della mia vita. Per la quale non ho ancora in mente nessuna gita tra la cucina e il salotto, troppo presa a fare un sacco di considerazioni.
La prima: altro che Pasqua con chi vuoi!!! Quella del 2020 verrà celebrata con chi puoi. E noi saremo in due, senza affollati contatti con amici e parenti perché trovo le video chiamate tra le cose più irritanti di questo eterno isolamento.
Non che non abbia voglia di sentire e vedere i miei figli (topastri!) e tutta la gente di cui, ormai, quasi non ricordo più la faccia. Semplicemente, i gruppetti che cercano di parlarsi attraverso lo schermo, con le voci che si accavallano come le onde e nessuno che capisce una mazza di quello che viene detto, mi fanno saltare i nervi già sull’orlo di una crisi.
Molto meglio, allora, tante telefonate singole. Che vivo come eventi straordinari, da aspettare con trepidazione, ascoltare con gioia e, quando finiscono, ripercorrere con la mente leggera, allegra e soddisfatta.
La seconda considerazione: non mi rassegno alla diabolica presa in giro del meteo che, dopo anni di Pasque sotto il diluvio, ce ne propone una con sole a palla, temperatura perfetta, colori che più nitidi non si può. Ma visto che devo farmene una ragione, penso che se potessi partire per un bel ponte, rischierei di essere schiacciata dall’ennesimo che crolla. Quindi, accetto di buzzo buono il fatto che resterò rinchiusa nel mio carapace, come una pigra tartaruga.
Terzo pensiero: in generale non amo le feste comandate, perché mi mettono un po’ di tristezza. Ma non la Pasqua che, proprio perché si può trascorrere con chi si vuole, di solito passa inosservata senza catapultarmi nel magone. Quest’anno, poi, nella sua incredibile versione understatement per tutti quanti, non mi obbligherà a sorbettarmi racconti di pranzi mirabolanti consumati con compagnie esilaranti, tipici di chi ci tiene a far sapere che conduce una vita di qualità (come la definirebbe lo Zampetti dei Ragazzi della 3° C).
Quarta considerazione: non sono in fibrillazione per l’arrivo della colomba sulla mia tavola, perché qui da noi sembra di essere in una voliera già dall’inizio dell’isolamento. La panetteria vicino a casa, infatti, ogni giorno ne sforna di freschissime e di una bontà che non ci si può credere. Quindi, quando il mio fidanzato esce per la spesa, si ripresenta sempre con il pennuto dolce ricoperto di mandorle e zuccherini sotto braccio.
Terrorizzata dall’idea di ritrovarmi a fine prigionia grassa come un maiale, la prima volta che ho visto spuntare dal sacchetto la colomba ho promesso che ne avrei sbocconcellato un pezzettino ogni sera, ma niente di più. Però, mi è bastato assaggiarla per capire che non avrei mai mantenuto la parola. Tant’è che dopo cena ne divoro porzioni tali che non mi stupirei, a breve, di vedermi spuntare le ali.
Cos’altro aggiungere? Non molto, visto che le uova di cioccolato mi piacciono solo fondenti, difficilissime da trovare. Quindi, probabilmente quest’anno balzeranno e non ho nulla da dire. Allora, non mi resta che augurare a tutti voi Felice Pasqua! (che poi è anche il titolo di un servizio pieno di idee che trovate su Confidenze in edicola adesso). Ma prima di salutarvi, vi esorto ad assaporarne ogni singolo minutino. Perché, comunque andrà, quella del 2020 ognuno di noi se la ricorderà. Per sempre!
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