“Una città, a maggior ragione Milano, non è una sequenza più o meno ordinata di edifici, strade, piazze, monumenti, circonvallazioni, parchi, bensì un organismo vivente in perenne divenire. È il frutto di molti segni e disegni che nel tempo si sono stratificati, lasciati dagli uomini che li hanno concepiti e che l’hanno vissuta. Ragion per cui, raccontare la storia di un palazzo, o qualunque altro manufatto, come se si trattasse di un’isola deserta piantata nel bel mezzo di un oceano, priverebbe della visione d’insieme, di quelle speciali connessioni grazie alle quali è possibile comprendere e ripercorrere le ragioni per cui un dato luogo esiste e certe pietre sono lì e non altrove. (…) Fin dall’alba dei tempi l’uomo ha tracciato solchi per delimitare il suo spazio vitale. Così ha fatto anche il mitico fondatore di Milano, Belloveso, quando raggiunse la radura dove decise di piantare le tende, localizzata dove al tempo dei Romani sarebbe sorto il Foro. (…) Sulla città romana fu costruita quella medioevale, e poi ducale, spagnola, austriaca, francese e quella postunitaria. (…) Anche le coscienze, come le città, si costruiscono pietra su pietra. Non per caso questo viaggio nella storia si apre con le pietre della città romana e si chiude con quelle d’inciampo, sparse per le vie di Milano, posate in memoria dei deportati nei lager nazisti che non hanno mai più fatto ritorno. (…) Quella che avete fra le mani più che una guida è una raccolta di storie, spesso interconnesse, raccontate a più voci, una selezione di luoghi attraverso i quali ho ricostruito la storia di Milano a caccia dell’infinita bellezza dei dettagli della città più nascosta d’Italia”.
Volevo consigliare un romanzo che fosse un po’ strano, un po’ distopico, in parte fantasy. Non è il mio genere, ammetto, ma…c’è un ma. In questo tempo di pandemia nulla è più fantasy del nostro passato e delle certezze che pensavamo di avere. Ci siamo scoperti fragili e nuovo è il nostro rapporto con i luoghi dell’abitare. Luoghi dell’abitare che vanno dalla casa, alla scuola, al luogo di lavoro, alla città che fa da sfondo e cappello alla nostra esistenza.
Parlo di Milano solo perché è questa la città che vivo e che mi vive; parlo di Milano perché ho vissuto in tanti altri luoghi ed è vero, ha ragione piena la curatrice della guida (anche lei non milanese di nascita e neanche di crescita ma di approdo scelto), è questa la città più nascosta, la città sfrontata ma profondamente timida, la città che ti chiede di camminare con gli occhi verso il cielo e di farlo a passo veloce e poi più lento.
L’ho vissuta per tanti anni sfiorandola con cadenza precisa, mensile. Arrivavo, divoravo quello che cercavo, ripartivo. Ma le città vanno ascoltate e delle città bisogna saper cogliere anche i momenti di silenzio, di solitudine, di crisi. In questo tempo Milano è bellissima, è impaurita forse ma ha riscoperto il passo medio, quello fatto a lunghezza di gamba e a cubatura di polmoni. Meno incontri ‘patinati’, meno voci esasperate da un accento forzato di chi qui non è nato ma che qui vuole rafforzare nome e portafoglio, meno sceneggiature fisse farcite di arroganza impastata a solitudine feroce. Milano in questo tempo è il rimpianto di molti, soprattutto di chi appartiene e sogna di appartenere al mondo che ama mostrarsi. Milano finalmente riscopre i suoi quartieri, la cifra umana, la necessità di porsi domande per un futuro nuovo, che era rimasto nascosto, soffocato da troppi passi affrettati. Una città vive anche di cambiamenti, di riflessione, di pause, di nuove scommesse. I luoghi sono sempre ‘crollati’, sempre sono stati soccorsi e riedificati.
La guida della Filippi è splendida, scopre e mostra e narra Milano in lungo e in largo e giù, fino alle radici, e su, fino alle prospettive, ai sogni che sono diventati realtà. Ci chiede qualcosa, però. Un impegno. Milano, domani, avrà bisogno di tanti nuovi sogni, di tanta partecipazione, di nuove visioni: sarà il capitolo che aggiungeranno in futuro, quello che racconterà di una ulteriore stratificazione.
Manuela Alessandra Filippi, Milano nascosta, Hoepli
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