L’ultimo a gettare la spugna il 4 novembre è stato Il Teatro alla Scala di Milano che ha annullato la tradizionale Prima del 7 dicembre con il pubblico, che segnava l’apertura della stagione scaligera. “Non ci sono le condizioni per provare e realizzare una produzione aperta al pubblico e del livello e con le caratteristiche richieste per un’inaugurazione di Stagione – si legge nel comunicato” e quindi niente Lucia di Lammermoor, si starebbe pensando a un’altra opera in streaming.
Se mai ce ne fosse stato bisogno, la decisione del più importante teatro italiano, giunta a ruota dopo il DPCM del 24 ottobre, suona come la pietra tombale su un settore che in questi mesi ha sofferto più di altri per il lockdown.
Cinema e teatri avevano riaperto i battenti a metà giugno adeguandosi al rigoroso rispetto delle norme di distanziamento sociale con posti a scacchiera, ingressi contingentati e misurazione della temperatura. Ma, fatto salvo per le arene estive e i cinema all’aperto, il settore non è mai ripartito del tutto.
I teatri poi hanno sofferto di una periodicità che a giugno vede concludersi la stagione di spettacoli e hanno cercato di reagire ciascuno a modo proprio. Il Piccolo Teatro di Milano la scorsa estate aveva organizzato una serie di spettacoli itineranti nei vari quartieri della città, riprendendo un po’ la tradizione del teatro popolare che passava di paese in paese, poi con l’autunno la stagione era ripresa finché non è arrivato il DPCM del 24 ottobre e quello successivo che sanciva l’ingresso della Lombardia in zona rossa.
Così di nuovo fermi tutti: cinema, teatri, mostre, musei, concerti hanno chiuso i battenti, per non parlare di fiere, eventi e manifestazioni sportive. A nulla è valso l’appello dell’Associazione Cultura Italiae che rappresenta i comparti dello Spettacolo dal vivo, dei Produttori Cinematografici, degli Artisti, degli Esercenti, delle Gallerie d’Arte, dei Musei, delle Sale da Concerto, di mantenere aperti tutti i luoghi della cultura. Questi ultimi sono diventati invece improvvisamente di serie B, classificati come beni non essenziali, mentre invece è proprio in momenti critici come questi che le persone hanno bisogno di nutrire lo spirito, di sognare ed evadere da un quotidiano che diventa sempre più opprimente.
Che cosa ci aspetta dunque? Sarà un inverno senza spettacoli?
Ce lo siamo chiesti nell’articolo che trovate su Confidenze, a cura di Elena Filini dove parlano alcuni lavoratori del settore e dove portiamo alcuni esempi di come i teatri si stiano organizzando per garantire comunque una fruizione di alcuni spettacoli in streaming.
Già perché in gioco ci sono quasi 600.000 posti di lavoro. Assomusica, associazione di produttori e organizzatori di spettacoli di musica dal vivo, ha stimato che sono 250.000 gli addetti al settore live che attualmente non possono lavorare a causa delle misure di contenimento del contagio. E tenendo conto anche degli operatori dietro e davanti alle quinte si arriva a 570.000.
Da febbraio a settembre 2020 sempre Assomusica segnala la perdita di un miliardo e 500 milioni di euro sull’indotto dell’intera filiera collegata agli spettacoli dal vivo. I concerti sospesi sono stati oltre 4.000, 16 i grandi festival rimandati e il settore musicale, da marzo a settembre, ha registrato una contrazione pari a 650 milioni di euro.
Per contro, come segnaliamo nel nostro articolo, Agis (Associazione Generale italiana dello Spettacolo) ha fatto sapere che su 2.782 spettacoli monitorati dal 15 giugno a inizio ottobre si è registrato solo un caso di Covid.
Che ricadute ha tutto questo? Chi ci guadagna in tutto ciò inutile nasconderselo, è il comparto televisivo rimasto l’unico baluardo dell’intrattenimento. Tra i vari canali televisivi, Sky e Netflix c’è solo l’imbarazzo della scelta e servizi come Amazon Video oltre alla stessa Netflix stanno registrando picchi di utilizzo mai visti prima perché da queste piattaforme si possono acquistare film on demand appena usciti e non visibili nelle sale. Certo manca la magia del grande schermo, ma in tempi come questi è sempre meglio di niente. Al web guardano anche i teatri per trasmettere le loro rappresentazioni anche se naturalmente non tutti hanno la massa critica per farlo.
Da poco è stata annunciato il progetto “Aperti, nonostante tutto” una sorta di palinsesto nazionale offerto al pubblico dalle 12 Fondazioni liriche aderenti ad ANFOLS, dove ciascun teatro fornirà produzioni in streaming realizzate ad hoc, in assenza di pubblico, che confluiranno nella piattaforma.
Qualche esempio? Il Teatro del Maggio Fiorentino la sera del 10 novembre ha trasmesso in streaming gratuito sul proprio sito La Creazione di Franz Joseph Haydn, con la direzione del maestro Zubin Mehta. Il concerto si può riascoltare sui canali online e social dell’Agenzia ANSA e la web tv di Anfols.
Il festival Donizetti Opera 2020 con le tre opere in programma il 20,21 e 22 novembre farà il suo debutto nel restaurato Teatro Donizetti di Bergamo e sarà visibile in tutto il mondo attraverso la nuova Donizetti web tv sul sito donizetti.org/tv. Mentre stasera, mercoledì 11 novembre alle 20, a conclusione della prima giornata di BookCity sul sito della manifestazione (www.bookcitymilano.it) viene proposto un estratto del concerto registrato al Teatro degli Arcimboldi a porte chiuse da Filarmonica di Milano.
Insomma il mondo della cultura e dello spettacolo sta reagendo cercando modi per tenere vicino il pubblico e non farlo sentire orfano della passione per musica e teatro. Tutto questo in attesa di sapere cosa farà il Teatro alla Scala di Milano.
Lo scorso mese di aprile, in pieno lockdown, il più famoso teatro al mondo aveva stipulato un accordo con la Rai per trasmettere sul canale di Rai 5 e sulla piattaforma di RaiPlay.it un’opera al giorno delle sue produzioni per un totale di 30 spettacoli, rimasti poi on line su Raiplay.it per 30 giorni. Chissà che anche per il 7 dicembre la musica non ci regali qualcosa di bello per sollevare gli animi.
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