La sovrana lettrice di Alan Bennett

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La Regina D'Inghilterra, una biblioteca itinerante e una domanda a cui rispondere: a cosa serve la lettura?

Se si fosse appassionata alla lettura vent’anni prima, avrebbe potuto conoscere tanti autori famosi che non aveva incontrato o, peggio ancora, che aveva incontrato senza sapere cosa dirgli. A palazzo si diede dunque un ricevimento. Ma non si rivelò una buona idea. Anche se, presi uno per uno, gli autori erano sembrati quasi sempre timidi, se non schivi, riuniti insieme erano chiassosi, pettegoli e, per quanto ridanciani, non li trovò particolarmente spiritosi. Sua Maestà prese a ronzare a margine dei vari gruppetti senza che nessuno facesse grandi sforzi per coinvolgerla, e finì per sentirsi un’invitata alla sua stessa festa. E non appena provava a dire qualcosa la conversazione languiva, o precipitava in un atroce silenzio; oppure gli autori, forse per atteggiarsi a snob, la ignoravano continuando a parlare come se niente fosse. Era emozionante trovarsi in presenza degli scrittori che ormai considerava suoi amici e che aveva tanta voglia di conoscere, ma proprio adesso che non vedeva l’ora di dichiarare la sua sintonia con gli autori dei libri che aveva letto e ammirato, si rese conto di non aver nulla da dire. Proprio lei, che raramente si era fatta intimidire da qualcuno in vita sua. Presto la regina decise che probabilmente era meglio incontrare gli autori dentro le pagine dei romanzi, creature dell’immaginazione del lettore come i personaggi. Non sembravano neppure grati a chi aveva letto i loro libri; erano loro ad averci fatto la cortesia di scriverli. Nel complesso invitare il Verbo Incarnato fu un’esperienza infausta ma le fece solo passare la voglia di incontrare gli autori viventi”.

Se avete un’ora di tempo da dedicare alla lettura, un’ora di tempo vero, questo è il libro che vale la pena leggere. Siete appena arrivati in spiaggia e tutto lo stress accumulato negli ultimi mesi sta abbandonando il vostro corpo alla velocità della luce? Questo è ancora di più il libro adatto: 94 paginette, formato tascabile, non appesantisce le braccia e non provoca tendiniti lampo se letto da sdraiate in modalità lucertola assetata di sole.

Bennett prende Elisabetta d’Inghilterra e un bel giorno, mentre la nostra testa coronata inseguiva i suoi amati cani, si ‘scontra’ con la biblioteca circolante del distretto di Westminster, un grande furgone parcheggiato davanti alle cucine del Palazzo e capeggiato dal signor Hutchings. Qui la regina conosce un giovanotto, Norman Seakins, addetto a una qualche mansione nelle cucine reali. La regina non ha mai dedicato tempo o attenzioni alla lettura, ma quell’incontro fortuito la spinge a prendere in prestito un libro, più per mostrarsi educata che per sincero interesse. Dopo quel primo incontro le storie, quasi sempre consigliate da Norman, entrano ad arricchire e ampliare le giornate della regina. Nelle pagine scritte la sovrana trova la chiave per conoscere il carattere delle persone (quindi del suo popolo) e con la lettura, che arriva per quantità e assiduità a sfiorare la compulsione, entra finalmente in contatto con se stessa, con i suoi desideri.

A cosa serve, la lettura? A distoglierci dai pensieri, a regalarci un mondo fantasioso in cui trovare rifugio, oppure in un’operazione simile a quella di una levatrice, prelevarci dalla sicurezza limitata di un utero e consegnarci al grande mondo? È questo che si chiede la regina.

La risposta? La trovate nell’ultima riga del racconto. La regina ha organizzato una festa di compleanno per i suoi ottant’anni. E ha un progetto. Anzi, due.

Alan Bennett, La sovrana lettrice, Adelphi

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