Sogni, desideri, passioni: esiste una data di scadenza per trasformarli in realtà? E qual è il prezzo da pagare quando non ci riusciamo?
“Lei avrebbe voluto fare l’archeologa, ma poi era diventato tutto sufficientemente complicato. Dopo la laurea non era più riuscita a specializzarsi, aveva mollato a un passo dal traguardo. Aveva ridimensionato ambizioni ed emozioni, e aveva lasciato fare al destino […]. Io facevo il pittore senza crederci molto. Passavo molte ore in ufficio e poi raccontavo al mondo di avere un hobby molto speciale. In verità solo Francesca aveva sempre compreso l’importanza di quella passione”.
La scrittrice Annalucia Lomunno ha raccolto la storia vera di Giuliano S., per Confidenze in edicola questa settimana, s’intitola Il valore dei sogni. Leggendola mi sono emozionata, ho ripensato a quanti sogni ho messo da parte e quanti sono tornati insistentemente nella mia vita. Non li definirei rimpianti o rimorsi, semplicemente ricordi.
Da bambina pensavo di poter diventare una pittrice, mio nonno mi aveva regalato un cavalletto e una valigetta di legno completa di colori a olio e tavolozza. Dipingere era come volare, era l’unica cosa che mi faceva smettere di rimuginare. Dopo la terza media, quando ho espresso il desidero di frequentare il liceo artistico, la risposta è stata no. Ho dovuto fare una scelta di ripiego che non si è rivelata quella giusta. Il mio percorso scolastico ne ha risentito, come anche il mio modo di essere. Solo dopo molti anni sono riuscita a rimettermi in pace con me stessa e a seguire un’altra delle mie passioni, la scrittura. Così, dopo una lunghissima gavetta, tanti dubbi e tanti ostacoli, sono diventata giornalista.
L’amore per la pittura è rimasto, ho nel cuore il periodo in cui ho fatto da assistente a una decoratrice d’interni, non c’era niente di più bello (e più faticoso) che sporcarsi le mani e i vestiti mentre abbellivamo pareti e oggetti d’arredamento. Che emozione vedere i Girasoli al Van Gogh Museum ad Amsterdam, ne avevo fatto decine di copie nella mia cameretta. Ricordo quando il prof. di arte ci ha fatto vedere I colori dell’anima, il film su Amedeo Modigliani con Andy Garcia, ho pianto per giorni. E quando ho cambiato casa (2 volte) non c’è stato verso di chiamare gli imbianchini, ho tinteggiato tutte le stanze con le mie mani. Dopo essere diventata mamma ho ripreso in mano pennelli, tempere e acquerelli. Quando la stanchezza chiama e sento il desiderio di urlare alle mie figlie di non “sporcare”, cerco di ricordarmi quanto per me fosse importante il poter tirare fuori le emozioni attraverso i colori.
Oggi sono felice, non riesco a immaginare la mia vita diversa da com’è. Penso che il destino ci abbia messo lo zampino e che le cose siano andate come dovevano andare. I sogni hanno un grande valore, ma non sempre possono trasformarsi in realtà. A volte, è la realtà a superare l’immaginazione riuscendo a farci andare oltre ciò che pensavamo di poter essere e diventare.
Ripensandoci, un piccolo rimpianto legato alla pittura ce l’ho. Quando sono stata a Parigi nel 2008 sono andata a vedere le opere di Claude Monet al Musée d’Orsay, in orario di chiusura! Ancora non mi perdono il fatto di non aver controllato prima. Per fortuna alcune (poche) delle sue ninfee erano e sono ospitate anche al Musée de l’Orangerie, ma con Parigi ho un conto in sospeso.
E voi lo avevate un sogno nel cassetto? L’avete realizzato?
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