“Pensa alla giornata e alla notte trascorse in quell’hotel di Broadway, il giorno dopo il funerale della madre: Jim che dopo una passeggiata si era disteso accanto a lei chiedendole di fuggire insieme, e lei che aveva finto di non sentirlo. Lo aveva amato in quel momento per averglielo chiesto – questo è chiaro – ma aveva appena perso la sua mamma, l’amata nonna dei suoi bambini, e l’idea di costringerli a un’altra perdita, a un altro repentino cambio di circostanze, era semplicemente troppo orribile da prendere in considerazione. Pensa a Jim e si chiede cosa stia facendo in quel momento, se è disteso accanto a Helena, rivivendo l’ultima volta che loro due – lui ed Eva – hanno fatto l’amore. Pensa a come si era sentita nello scrivergli quella lettera, tanti e tanti anni prima, a pedalare fino a King’s Parade con i lampioni che si accendevano e il cuore che andava in pezzi, non in senso metaforico, il dolore era fisico: il cuore spezzato in due”.
E anche questo è un libro capitato per caso. Ero in una libreria (Giunti, questa volta) in attesa di un treno e ad un tratto il mio trolley ha urtato qualcosa, facendola cadere. Non era una cosa, era un libro. Un libro anche un po’ rovinato e con tre adesivi posticci appiccicati sulla copertina: sconto dopo sconto, il libro contuso era in vendita al 70% del prezzo di copertina. In genere inorridisco, nulla è più triste e violento di un libro svenduto. Però la copertina aveva un colore bellissimo e mi sono detta “ho tre ore di viaggio, mi leggo un romanzetto rilassante”.
Tutto questo accadeva tre mesi fa. Il tempo che ci ho messo, giorno più giorno meno, a leggere questo miracolo della narrativa, scritto da una giovanissima maga della trama e della prosa.
Tutto comincia con una donna, Eva, che cade. Un chiodo fora la ruota della sua bicicletta. Tutto comincia così e tutto comincia, fin dall’inizio, a prendere tre strade, tre futuri, tre destini diversi.
Eva, Jim, David. Qualcuno tra di loro si ama, qualcuno tra di loro è sposato, qualcuno tra di loro è pentito. Loro tre e decine di altri nomi e altri luoghi, in cinquant’anni di storia, e storie, vera o forse chissà.
È un libro sull’amore e sulle sue contraddizioni, è un libro sugli incastri imperfetti ed eterni, è un libro sul matrimonio, sull’essere figli e sull’essere genitori, è un libro che contempla il dubbio e la certezza, la promessa e il senso della parola data, è un libro sull’Ordine che ha la sua essenza nell’alternarsi delle possibilità. È un libro sul Caos di Amore e Psiche.
Nessuno dei caratteri (che prova incredibile di equilibrio narrativo, l’uso alternato del tempo presente e di quello passato) si guarda mai davvero indietro, ogni pagina è una tensione verso il futuro, verso la percezione – e la non oggettività – della felicità.
“Sei entrato nella mia vita quando avevo diciannove anni. Sei stato l’unico uomo che io abbia mai amato – l’unico uomo che io abbia mai sperato di amare”.
Aggiungo: non leggete questo libro se vivendo avete pensato di essere in grado di dominare l’amore, di poterne uscire vivi.
Laura Barnett, Tre volte noi, Bompiani
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