“È l’ora di abolire la guerra, prima che lei cancelli l’uomo dalla Storia” sono le parole del Papa rimaste un po’ in sordina sulle pagine dei giornali in questi giorni, ma giunte forti e chiare durante l’Angelus di domenica scorsa.
“È passato più di un mese dall’invasione dell’Ucraina, di questa guerra crudele e insensata, che rappresenta una sconfitta per tutti noi. C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove padri e madri seppelliscono i figli, dove uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono” ha detto Il Santo Padre puntando poi il dito su quel senso di indifferenza e assuefazione che ci porta ad abituarci all’orrore del conflitto.
“Non può essere qualcosa di inevitabile, non dobbiamo abituarci e dobbiamo convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Se da questa vicenda usciremo come prima saremo in qualche modo tutti colpevoli”.
Ma soprattutto ha colpito il monito finale del suo discorso: quell’invito a deporre le armi “basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace” giunto proprio mentre il nostro Governo eseguiva l’obiettivo posto dalla Nato ai 27 Paesi aderenti all’Unione Europea, di aumentare la spesa per le armi portandola al 2% del Pil (che tradotto in cifre per l’italia sarebbero pari a 12 miliardi di euro in più, portando così la spesa italiana per la Difesa da 25 a 38 miliardi di euro).
C’è chi sostiene che in questo momento le armi siano essenziali per far resistere il fronte ucraino all’invasione russa e quindi ben venga che il nostro Paese mandi aiuti. Per altri invece le parole del Papa sono un’ingerenza della Chiesa nella politica italiana.
Tutti noi però guardiamo allibiti all’escalation del conflitto, si torna a parlare di rifugi anti-atomici, la gente fa incetta di pastiglie di iodio (consigliato contro la radiazioni) e quella che per decenni è sembrata una minaccia ormai seppellita, ovvero quella di un conflitto atomico, torna ad angosciare gli animi di tutti noi. Per giunta si cominciano a vedere gli effetti della guerra nella vita di tutti i giorni: l’aumento dei prezzi di alcune materie prime come farine e cereali (l’Ucraina è da sempre il granaio d’Europa) hanno fatto schizzare il prezzo del pane e dei suoi derivati, ripercuotendosi persino su quello di alcuni tipi di carni come pollami e animali da cortile che vengono allevati a mangime e granaglie.
In più siamo alle prese con una grave crisi energetica, il caro carburante e una pandemia tutt’altro che finita. Insomma nei prossimi mesi andremo incontro a una recessione economica globale.
Per questo ti chiediamo: sei d’accordo con le parole del Papa di fermare la corsa alle armi?
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