Amo la vita con tutte le mie forze e sono affascinata da quello che ci riserva. Anche se, all’alba dei 58 anni, ormai so benissimo che può tirare brutti scherzi. Anzi, orrendi. E quando capita, sono davvero guai.
Il periodo che sto vivendo in questi mesi, per esempio, è molto duro. Al punto da avermi messo del tutto ko. Infatti, alla mattina mi sveglio con le spalle pesanti come macigni, zero energia addosso, le lacrime che scendono copiose senza che possa fare nulla per trattenerle.
A un certo punto, è vero, mi riprendo e torno vagamente in me. Ma quando dico “vagamente” è perché ancora non riesco a riconoscermi, sempre annientata dal dolore e la preoccupazione.
Ad aggiungere dramma al dramma, poi, c’è un dettaglio logorante. Cioè, che per sapere quali esiti avrà la vicendaccia (che riguarda una persona assolutamente speciale) ci vorrà un tempo eterno. E questo non mi dà tregua. Tant’è che ogni giorno oscillo fra la speranza più rosea e la totale disillusione, in un’altalena di emozioni che non mi concedono un attimo di pace.
Per fortuna, a soccorrermi sono arrivati la mia famiglia. Gli amici. Il lavoro (che vivo come un potente psicofarmaco capace di distrarmi da pensieri nefasti senza avvelenarmi). Il fatto di rientrare nei pantaloni che non mi stavano più (nelle ultime settimane ho perso sette chili).
Eppure, nonostante il fisico più asciutto e il guscio umano intenzionato a proteggermi con tenacia commovente, continuo a soffrire come un cane. Così tanto, che mi sono trovata costretta a chiedermi: Sono in crisi: chi mi può aiutare?
La domanda è anche il titolo di un articolo pubblicato su Confidenze in edicola adesso, nel quale una psicologa sostiene che «E’ ingenuo credere di poter superare ogni difficoltà da sole». E io le do ragione a pieno titolo. Non a caso, per sopravvivere mi sono rivolta anch’io a una professionista della mente.
In realtà, non ho preso la decisione a cuor leggero. Anzi, quando tutti mi suggerivano di andare in questa direzione, con una buona dose di presunzione rispondevo che non era quella giusta. E che ce l’avrei fatta contando su me stessa.
Una balla clamorosa. A un certo punto l’ho capito. E ora, sappiate che ogni martedì ho il mio appuntamento con una ragazza tanto giovane quanto professionale. Attenta nell’ascoltarmi, bravissima nell’intervenire, un genio nel farmi sentire un po’ meglio sebbene la situazione sia ancora un disastro.
Eppure, l’adorabile dottoressa ha gli strumenti che servono a me in questo momento. E li sfrutta in modo così discreto da non mettermi neppure in condizione di interrogarmi su quali siano.
Infatti, per me l’importante non è scoprire come li usa, ma rendermi conto che sedermi di fronte a lei, piangere senza ritegno, parlare a ruota libera e toccare argomenti che anche l’amica più intima potrebbe fraintendere è fonte di un benessere mai più provato dal 25 febbraio scorso.
Certo, l’aiuto esterno non risolve i problemi e non è la bacchetta magica che cancella le avversità. Ma datemi retta: qualunque sia il motivo per cui siete in crisi, non commettete l’errore di credere di cavaverla da sole. Né quello peggiore di vergognarvi ad ammettere che siete sull’orlo del baratro.
Se capitate in buone mani come quelle che hanno accolto me, infatti, riuscirete a chiarirvi le idee, affrontare la realtà e a trovare la voglia di non mollare.
Come vi dicevo, io sono ancora nelle pesti. Ma finalmente pervasa dall’idea che le cose possano prendere una via migliore. Una convinzione che, soprattutto alla mattina (ovvero nelle ore più dolorose) mi consente di abbozzare un timido sorriso. E di tornare a pensare che la vita è davvero affascinante. Perché può riservare tanto, tanto, tanto bello. Per esempio, l’ingresso nella mia vita, più di tre anni fa, della persona assolutamente speciale che oggi sta lottando una dura battaglia. Fisicamente da sola, ma consapevole di essere circondata dal mio amore. E da quello dei nostri amici.
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