Nell’editoriale Come nuvolette leggere nel cielo (su Confidenze in edicola adesso) il direttore descrive una Milano d’agosto idilliaca che io non riesco a notare.
Parto dalle strade silenziose. Non conosco bene la zona dove abita Angelina, ma vorrei tanto invitarla una notte a dormire da me. Perché se è vero che il viale sotto casa mia è del tutto sgombro dalle macchine, al punto da sembrare di essere tornati in lockdown, proprio come succedeva nel lockdown il tram continua a passare con una puntualità snervante.
Ma se negli altri mesi dell’anno il suo sferragliare si confonde con il rumore del traffico, in estate inoltrata fa un baccano assordante che non mi permette di sentire la televisione. Quindi, passo le serate con il volume altissimo, che si mescola ai decibel della via. Il che significa andare poi a letto con le orecchie che pulsano come se qualcuno le avesse prese a schiaffoni.
Il direttore continua il suo elogio del Solleone metropolitano magnificando l’attraversare la città vuota. Ebbene, ogni giorno io ho un appuntamento che mi obbliga a percorrere cinque chilometri (più cinque al ritorno) da una parte all’altra di Milano. E vi assicuro che la quasi totale assenza di mezzi in giro legittima i pochi che ancora circolano a sostenere velocità supersoniche. Naturalmente senza tenere conto dei semafori. Perciò, ogni incrocio rischia di trasformarsi in una trappola mortale, che di rilassante non ha proprio nulla.
L’entusiasmo di Angelina si alimenta anche con la facilità, in queste settimane, nel trovare parcheggio. Il che mi fa supporre che lei si muova in macchina. Perché chi, come me, ha una moto dotata solo del cavalletto laterale, prima di mollarla deve affrontare una caccia grossa. Cioè, andare alla spasmodica ricerca di un tombino o, comunque, di un tratto di strada non cedevole.
Il caldo torrido che sta soffocando tutta Italia, infatti, rende l’asfalto morbido come il pongo. E abbandonare il Guzzone così, alla carlona, vuol dire ritrovarlo di certo per terra, proprio come una preda abbattuta nella caccia grossa a cui accennavo sopra.
Certo, l’impresa non è impossibile. Ma posteggiare sui tombini a grata (quelli in cui i fumatori si ostinano a buttare le cicche delle sigarette, per intenderci) è come lasciare la moto su uno di quei percorsi cinesi sospesi nel vuoto che si vedono su You Tube: una roba da vertigini. Mentre quelli in lega sono spesso già gremiti di cavalletti incastrati fra di loro.
L’elenco delle bellezze dell’agosto in città del direttore prosegue con il piacere delle ore dilatate durante le giornate. Un’altra goduria che non riesco proprio a condividere, per una questione di carattere. Nevrotica per natura, infatti, preferisco mille volte avere l’occhio sempre puntato sull’orologio ed essere perennemente di corsa.
Non solo: chiusa in casa in smartworking (una vera pacchia 11 mesi all’anno tranne questo), accorgermi che il tramonto non arriva mai mi fa sentire catapultata in uno di quegli assurdi e angoscianti paesi del nord dove la luce dura in eterno.
Per concludere il suo editoriale, Angelina invita tutti ad approfittare dei ritmi rallentati dell’agosto metropolitano per soffiare via le ansie e le preoccupazioni in modo di vederle allontanare, appunto, Come nuvolette leggere nel cielo.
E qui il mio dissenso esplode, perché sono convinta che troppo tempo a disposizione rischi di incistare la mente. E affollarla di brutti pensieri pronti a ingigantirsi minuto dopo minuto. Non a caso, depressioni e suicidi aumentano proprio in questo periodo dell’anno.
Detto ciò, sappiate che non sto meditando anch’io il gesto estremo, anche perché sabato partirò per le vacanze. Semplicemente, voglio salutarvi e avvisarvi che per il prossimo post dovrete aspettare giovedì 1° settembre. Sta poi a voi decidere se considerare la comunicazione una promessa o una minaccia. Buone vacanze a tutti!
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