“Qui?” “Qui”. Un cielo azzurro, poche nuvole. Una macchina accostata, rossa. Un paio di mani che montano attrezzatura da campeggio, un tavolino, due sedie. Una borsa refrigerante, una bottiglia di vino, una baguette, una ciotola contenente qualcosa, forse un’insalata, forse con del pollo, magari del riso. Un uomo, una donna di spalle. Poi il verde di un prato vergine, gli alberi, un fiume, una casa diroccata, un ponte di legno. Poi loro due, Pierre e Mado, seduti l’uno accanto all’altra, le braccia intrecciate. Ci sorridono, come fossero in posa per noi. Poi Pierre si porta una mano al mento, si fa pensieroso: “Certo, non è la stessa cosa”, dice, “Non sarà mai più la stessa cosa!”. Mado lo guarda, sorride: “Ma Chouki aveva ragione!”, dice abbassando lo sguardo, mantenendo il sorriso, “Quando si arriva in cima all’albero, la vista è proprio bella!”
Sono le prime due pagine del primo (di due) album di fumetti creati da Zidrou e Lafebre, sei capitoli per raccontare la storia di una famiglia, i Faldérault. Le prime due pagine, le ultime, in realtà: l’epilogo che diventa prologo, una premessa e una promessa narrativa cara ai due (fantastici) signori della narrazione ‘nuvolosa’. Pierre e Mado partono per le vacanze, Pierre ha messo su qualche chilo e il grigio si è impossessato della nera e folta chioma, Mado ha tagliato i capelli, non più biondi. Sono una coppia di anziani, a prima vista. Due simpatici nonnini, immaginiamo. Cosa avranno da raccontarci?
Hanno da raccontarci una favola pazzesca: la favola di una famiglia normale, imperfetta. Pierre fa il fumettista, Mado vende scarpe. Partiamo insieme a loro, per la prima vacanza, nel 1962 e arriveremo fino a oggi, estate più estate meno. Conosceremo i loro figli, Julie, Nicole, Louis e Paulette/Pepète. Conosceremo Chouki, il fedele amico immaginario di Louis. Conosceremo Mademoiselle Estérel, la R4 che accompagnerà ogni estate la famiglia – residente a Mons, cittadina belga al confine con l’Olanda – verso il sole del sud. Conosceremo il signor Mayo.
Sei viaggi, cinque estivi e uno natalizio, per raccontare le dinamiche di coppia e quelle di famiglia, i cambiamenti di costume e di abitudini, i divari generazionali, gli scontenti, le schiarite, le peculiarità caratteriali, i piccoli giochi di potere, gli scontri, gli abbracci delle consuetudini, i nuovi incontri, l’adolescenza, gli aspetti del viaggio – disorganizzato e sconclusionato – come occasione di crescita. Zidrou e Lafebre sono maghi: prendono la quotidianità, prendono il ‘nulla’ – la noia, la difficoltà, le cose che non raccontiamo perché ‘non c’è niente da raccontare’ – dei giorni normali, mixano shakerano e…e restituiscono la poesia dei ricordi, il senso della vita.
Insieme ai ricordi di Pierre e Mado vediamo scorrere i nostri. Le risate si mescolano, ridiamo per e insieme a loro, ridiamo perché queste tavole ci riportano ai nostri giorni lontani, quelli in cui siamo stati figli e quelli che ci hanno visto genitori alle prese con bambini piccoli, capricciosi, difficili che poi sono cresciuti, che poi sono andati via. E vorremmo tornare. Vorremmo tornare bambini, noi. E poi vorremmo rivederli bambini – anche solo un giorno, per un bagno e un gelato –, i nostri figli.
Acclamati dalla critica mondiale, adorati da ogni amante dell’arte perfetta (questo è il fumetto, arte perfetta e totale), Zidrou e Lafebre sono pieni di grazia.
Zidrou & Jordi Lafebre, Un’estate fa, Bao Publishing
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