Vi riproponiamo nel blog la storia vera più apprezzata del n. 44
Stavo tornando da scuola quando ho visto una luce gialla e ho sentito la voce del nonno che mi salutava. È stato il primo segnale di qualcosa che solo anni dopo avrei riconosciuto come un dono
STORIA VERA DI ADAMO CIRELLI RACCOLTA DA MARCO BERGAMASCHI
Mi chiamo Adamo e da bambino sognavo di diventare un super eroe; ero un fan dei Cavalieri dello Zodiaco e proprio come loro, immaginavo di combattere i cattivi per salvare i buoni. Ogni tanto coinvolgevo nei miei giochi di fantasia anche gli amici e insieme diventavamo un gruppo impavido e valoroso pronto per le missioni più difficili. La mia infanzia è stata molto serena; in casa c’era anche il nonno materno: guidava uno scooter per le vie del paese e dipingeva appena ne aveva l’occasione. Spesso partivamo per fare lunghe gite in montagna e arrivati sul cocuzzolo, cominciava a dipingere gli alberi, i fiori e le nuvole.
E io non avrei potuto essere più felice. Poi un giorno è cambiato tutto: avevo sette anni e mi trovavo sul pullmino che da scuola mi stava riportando a casa. Improvvisamente ho sentito il mio corpo invaso da uno strano formicolio e davanti a me è apparsa una luce di colore giallo e oro, prima piccola e poi sempre più grande. Nessuno dei presenti sembrava accorgersi di quello che stavo vedendo. Ma poco mi importava: ero così rapito da questa meravigliosa visione che non potevo fare altro che perdermi in essa. A un certo punto ho sentito la voce del nonno che mi salutava e diceva: «Non preoccuparti, adesso non puoi capire, ma ricordati che, quando sarai più grande, il tuo compito è quello di portare un messaggio di luce alle persone». E poi tutto è tornato alla normalità.
Arrivato a casa, non vedevo l’ora di raccontare al nonno quello che mi era accaduto; sul pullmino dovevo essermi appisolato e l’avevo sognato, ma ad aspettarmi c’era solo la mamma. Dopo avermi abbracciato forte, mi aveva spiegato che il nonno era andato in cielo. Con gli anni avrei saputo che era stato colpito da un infarto mentre dipingeva.
Da quel momento nella mia vita si è sviluppato un mondo parallelo: ho cominciato a vedere delle sfere di luce che si presentavano come angeli e si rivolgevano a me in maniera molto dolce; al tempo stesso ho iniziato a visualizzare delle “persone eteree” accanto a quelle che conoscevo, o che semplicemente incrociavo per strada. Le sfere di luce mi hanno spiegato che queste “persone eteree” un tempo erano legate agli individui a cui stavano vicino, desideravano la loro felicità e avevano dei messaggi da comunicare. Tutto questo mi capitava a otto anni. Il problema era che nessuno mi credeva. Ero considerato un bambino bugiardo, o visionario. E a quell’età non so cosa fosse peggio.
Così i miei genitori mi hanno portato da psicologa. Non ricordo molto, ma è ancora chiara in me la sensazione che le mie risposte creavano imbarazzo e confusione. Alla fine questa donna aveva concluso lapidaria: «Adamo è un bambino molto creativo e ciò che racconta, non sono che proiezioni dettate dalla sua vivace fantasia. Gli prescrivo una terapia e con queste pastiglie gli episodi legati alla sua immaginazione dovrebbero diminuire».
È stato in quel momento che alle spalle della dottoressa ho visto una signora anziana che mi sorrideva e pronunciava queste parole: «Adamo, ti chiedo di dire alla dottoressa che non deve essere arrabbiata e triste perché non ha fatto in tempo a salutarmi. Io so che lei ha fatto tutto per me e io non potevo desiderare una figlia migliore».
Ho ripetuto queste parole senza imbarazzo perché per me era normale, anche se ero consapevole di essere l’unico in quella stanza ad aver visto la signora. Dopo aver sentito le mie parole, la dottoressa si è seduta alla scrivania e ha stracciato l’impegnativa per la terapia che aveva deciso per me. Ha guardato i miei genitori e ha detto: «Io non posso curare vostro figlio perché Adamo non è malato; ha un dono prezioso, ma io non posso aiutarvi». L’adolescenza non è stata facile: ho cercato sempre di vivere la mia vita da ragazzino normale e per molto tempo non ho parlato del mio dono. Non volevo essere considerato un ragazzo speciale, o peggio, un po’ matto. Volevo solamente essere come tutti gli altri.
Ma era più facile a dirsi che a farsi. Dovunque mi trovassi, al supermercato, in strada, o al cinema vedevo persone invisi- bili agli altri che mi chiamavano e chiedevano insistentemente di portare un messaggio, o una parola di conforto a una o all’altra persona. A un certo punto ho smesso di frequentare i posti affollati perché era diventato un incubo. Meno male che ogni tanto arrivavano gli angeli a portarmi ristoro e conforto. È stato in quel periodo che si è fatta chiara in me la necessità di riuscire a trovare il modo per chiudere quella porta che mi teneva legato con l’altro mondo. Non per sempre, anche perché non avevo dimenticato le parole del nonno, ma volevo essere io a decidere quando farlo.
Ho cominciato a frequentare i corsi più svariati in tema di spiritualità, ho incontrato personaggi carismatici, guru e santoni con la speranza di essere aiutato. Poi un giorno un’amica mi ha presentato uno sciamano. Viveva come un eremita in un bellissimo posto nel nord Italia, immerso nella pace e nei colori della natura. Non l’avevo mai visto prima e non sapeva niente di me; quando ci siamo incontrati, mi ha guardato negli occhi e ha esclamato. «Benvenuto Adamo, è arrivato il momento che tu impari a utilizzare il tuo dono e a chiudere e aprire la connessione con il mondo degli spiriti». Finalmente la mia ricerca era terminata. E la mia vita è decisamente migliorata.
All’epoca ero fidanzato con Federica, un fidanzato con Federica, un fidanzamento lungo che durava dai tempi del liceo; eravamo innamorati e ci è sembrato naturale suggellare il nostro amore con il matrimonio. Poco dopo è arrivata Sofia, la nostra bambina bellissima.
Ma era una serenità destinata a durare poco. Un pomeriggio, mentre ero impegnato al lavoro, apparve una luce folgorante che mi sussurrò: «Adamo, devo avvisarti che dovrai crescere da solo Sofia. Ma non preoccuparti, noi saremo sempre accanto a te». Questa volta le parole dell’angelo non portavano nulla di buono. Qualche tempo dopo a Federica fu diagnosticato un tumore che non lasciava scampo: resistette sette mesi e poi morì. La collera, la disperazione e lo scoraggiamento furono così forti che non volevo più avere niente a che fare con il mondo degli spiriti: questo dono mi aveva portato solo problemi e sofferenza, senza preservarmi dai dolori della vita. Al tempo stesso non potevo dimenticare gli occhi colmi di sollievo delle persone che incontravo quando ascoltavano i messaggi dal mondo degli spiriti, la loro felicità e il senso di consolazione, e capii che la mia rabbia e il mio dolore non potevano diventare qualcosa che si opponeva all’aiuto del prossimo.
Oggi sono un massaggiatore olistico e, quando il tempo me lo permette, partecipo a semi- nari e conferenze per diffondere i messaggi degli angeli e più in generale del mondo degli spiriti.
Le parole che hanno per noi sono colme di benevolenza e profonda clemenza: ci chiedo- no di cominciare a chiudere gli occhi per aprire il cuore.
Quasi tutti i problemi nascono esclusivamente dall’aridità del nostro cuore che passa troppo tempo chiuso come in una scatola di sicurezza con tante serrature; abbiamo dimenticato che, quando il cuore si apre, scaturisce l’amore. E se accade, non possiamo più fare a meno di innamorarci del mondo e di ogni suo abitante. ●
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