STORIA VERA DI MARCELLO T. RACCOLTA DA GIOVANNA FUMAGALLI
Giuro che non so nemmeno da che parte cominciare. Dicono che un papà certe cose le ha dentro, ma io ho la testa che scoppia e vorrei soltanto uscire a fumare una sigaretta e tirare il fiato. Mattia è arrivato dopo sei anni di matrimonio, solo per insistenza di Silvia. Io avevo tanti dubbi, volevo raggiungere una certa stabilità economica e poi, di energie da dedicare a un bambino, ne ho sempre avute veramente poche. Silvia si è occupata a tempo pieno di nostro figlio e io ho continuato a impegnarmi nel mio lavoro.
Sembravamo felici, invece stamattina mi ha svegliato il pianto di Mattia e ci ho messo un po’ prima di realizzare che Silvia non era in casa. L’ho preso in braccio nel tentativo di calmarlo, sono andato in soggiorno e ho trovato un biglietto. Il mondo mi è caduto addosso: “Ho bisogno di ritrovare me stessa e tu di ritrovare tuo figlio. Devo sapere se per te siamo importanti. Me ne vado per qualche giorno, sono sicura che saprete prendervi cura l’uno dell’altro e trascorrere insieme il vostro primo Natale”.
Il mio primo pensiero è stato: “Cosa accidenti devo fare con questo bambino?” Chiamo subito mia madre, ma la segreteria mi ricorda che sono partiti per i Caraibi. Mattia ormai urla senza ritegno, esco sul pianerottolo e suono il campanello della vicina di casa.
«Cos’è questo baccano?». Maria è un’anziana signora un po’ brontolona ma sempre disponibile. Le spiego che Silvia non c’è per qualche giorno, se può darmi una mano con Mattia. Lei mi guarda con un’espressione tra il divertito e il compassionevole e mi dice che sta uscendo per una commissione: «Potresti provare a cambiargli il pannolino. E poi avrà fame, saprai scaldare un biberon di latte, spero». Sì come no. Rientro in casa cercando di consolarlo come posso.
Ok, ce la posso fare. Quando finalmente Mattia si calma riesco a metterlo nel box per un periodo sufficiente a vestirmi e rasarmi. Lo guardo e gli dico: «Dimostreremo alla mamma che tu e io siamo una squadra, vero, giovanotto?». E lui si addormenta come un sasso. Così imparo la regola n.1: i bambini sono imprevedibili. E questo Natale si prepara a essere uno dei più faticosi della mia vita.
«Papàààà…papà». Per un momento rimango con il fiato sospeso. Mi volto e lo vedo sveglio che mi indica l’albero di Natale completamente spoglio. Mi viene in mente che Silvia mi aveva chiesto di comperare gli addobbi e io non le avevo nemmeno risposto.
Ma da quando mio figlio mi chiama papà? Regola n. 2: i bambini stupiscono. «Va bene» dico: «Andiamo a comprare le lucine».
Sul pianerottolo trovo la signora Maria. «Come va caro?».
«Benissimo grazie» rispondo con spavalderia.
«Ha pensato alla merenda di Mattia?». In effetti no accidenti. «Sì sì grazie».
«Gli piace lo yogurt alla banana».
Mentre scendo le scale mi domando come faccia a saperlo.
Il pomeriggio vola, credevo che districarmi al supermercato con un bambino così piccolo fosse complicato e invece è stato piacevole. Regola n.3: i bambini ti fanno divertire. Abbiamo comprato lucine e palle colorate e ora stiamo addobbando l’albero, stiamo per modo di dire, visto che Mattia non sta nemmeno in piedi ed è da curare a vista.
Dopo cena gioco con lui, finché, sfinito, si addormenta. Accendo la tv e mi godo il meritato riposo. Dopo nemmeno un paio d’ore le sue urla squarciano la casa. Le provo tutte, ciuccio, biberon, ninna nanna, ma lui non si quieta. Diamine, è mio figlio: possibile che non riesca a tranquillizzarlo? Regola n. 4: i bambini sono un mistero.
Stremati, ci sdraiamo nel lettone e lui si addormenta di schianto. Quello che voleva, alla fine, era stare vicino a me. Che cretino a non averci pensato subito. Lo guardo, vedo la sua incredibile somiglianza con Silvia, e non posso fare a meno di domandarmi da dove viene tanta perfezione. Regola n.5: i bambini sono un miracolo. La mattina dopo si sveglia sereno, mentre io non ho chiuso occhio pensando a quello che è successo.
È Natale e io sono qui solo con mio figlio. Un pensiero mi colpisce come un pugno. Lo scorso anno mancavano pochi giorni alla nascita di Mattia e ricordo di aver trascorso il giorno di Natale in ufficio perché avevo avuto un problema con un cliente. L’avevo lasciata sola. Che idiota. Mi sto perdendo i giorni belli della nostra vita e quasi non me ne rendo conto.
Regola n. 6: i bambini crescono in fretta. Se Silvia fosse qui, le chiederei perdono, le direi che non la lascerò più sola. I gridolini di Mattia mi stringono il cuore, batte le manine grassocce e gorgoglia felice. Regola n. 7: i bambini riempiono il cuore. Ho perso compleanni, ricorrenze, feste, per stare dietro a un lavoro che mi ha assorbito totalmente. Mi nascondevo dietro la scusa che era mia responsabilità occuparmi del benessere e della prosperità della famiglia. Mi torna alla mente mio padre, che praticamente non mi ha nemmeno visto crescere talmente era preso dal lavoro. Per questo ho sempre detestato il Natale, perché lui non c’era mai e mia mamma era sempre arrabbiata.
È assurdo vedere come ci ostiniamo a ripetere gli errori che abbiamo visto commettere ai nostri genitori, come se non capissimo che abbiamo la possibilità di cambiare le cose, anche solo di poco, di essere migliori insomma. Il suono del campanello mi riporta alla realtà. La signora Maria ci vuole invitare a pranzo. In verità ho il cuore pesante e non ho tanta voglia, ma capisco che stare con lei ci farà bene. La sua casa è calda e accogliente, in soggiorno la tavola è apparecchiata con molta cura. Prende in braccio Mattia e mi chiede di andare a prendere il vino in cucina.
E Silvia è lì, incerta se sorridere o rimanere seria: «Ciao Marcello». L’ho abbracciata così forte che credevo di soffocarla. Non si era mai allontanata, però – dice – doveva fare qualcosa per salvare il nostro amore e Maria le ha dato una mano. Le chiudo la bocca con un bacio.
Vorrei gridarle che la amo così tanto che non permetterò più a niente e a nessuno di mettersi tra noi, anche se è la frase più banale che esista. Torniamo in soggiorno, la signora Maria ha gli occhi che brillano, e Mattia è già volato in braccio alla sua mamma. Eccolo qui il Natale che mi piace: è arrivato anche per me.
Pubblicato su Confidenze 52/2016
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