Aggiungi un posto a tavola è il titolo di un articolo su Confidenze in edicola adesso che racconta di un pranzo di Natale molto particolare. Ovvero, quello organizzato il 25 dicembre dalla comunità di Sant’Egidio per i più sfortunati. Un’iniziativa nata in sordina 40 anni fa, ma che in quasi mezzo secolo ha acquisito un enorme valore. Sia per gli ospiti sia per i volontari.
L’occasione, infatti, garantisce un buon pasto caldo alle persone più disparate. Ma, soprattutto, offre la preziosa opportunità di stare insieme, chiacchierare, scambiare opinioni, magari anche discutere. Sentendosi, però, parte di un gruppo. Il che non è cosa da poco, visto che quello della solitudine è un grave problema. Che si acuisce nei periodi di festa.
Ecco perché, in modo un po’ melenso, approfitto di questo ultimo post del 2022 per esortare chiunque a volere bene al prossimo. E a caldeggiare i rapporti personali senza farsi mille pigne mentali. In altre parole, il mio è un invito ad aprire il proprio cuore, così che possano entrare nuove conoscenze. Destinate forse a diventare belle amicizie.
Cresciuta in una famiglia con la casa sempre piena di gente, nel mio Dna c’è sicuramente una propensione alla socievolezza. E alla voglia di dare a chi ho appena conosciuto la possibilità di rivelarsi al meglio. Sono convinta, infatti, che in ognuno di noi esistano lati positivi. Ma perché vengano fuori, è importante che l’interlocutore si senta a proprio agio, scevro da critiche e giudizi.
Invece, fateci caso: quando le persone si incontrano la prima volta, sembrano sempre animali pronti a segnare il territorio. Tant’è che spesso l’ansia di primeggiare (o la paura di soccombere?) ha la meglio sulla cordialità. Ma, ancora di più, sulla curiosità di scoprire chi si ha di fronte.
Per averne prova, al prossimo raduno affollato a cui parteciperete osservate come si comportano gli ospiti. Sono sicura che vedrete il solito gruppetto farsi compatto e chiudersi a riccio. I cani sciolti brancolare in giro annoiati, eppure senza la minima intenzione di interagire con nessuno. Le amiche isolate fra loro sussurrarsi nelle orecchie velenosi pettegolezzi sulle altre signore presenti.
Questi atteggiamenti, non occorre neanche dirlo, è difficile che aiutino ad allargare il proprio entourage. Il che può essere un bene per gli inguaribili misantropi. Ma un totale disastro per coloro che poi, appena aprono bocca, si raccontano i migliori amici di questo o di quello, bramosi di sfoderare conoscenze tanto millantate quanto (in realtà) limitate.
Ecco, è proprio questo diffuso bisogno di annoverare contatti inesistenti che mi fa interrogare sul motivo per cui la gente non cerca davvero di crearseli. Poi, mi accorgo che spesso l’ambizione di socialità non coincide con l’idea che ognuno ha di se stesso. Quindi, c’è chi non si sente all’altezza e non ha il coraggio di fare il primo passo. Oppure, chi si prende troppo sul serio e pensa sia indegno scendere a livelli più bassi.
Comunque la mettiate, è indiscutibile: il circolo vizioso conduce inevitabilmente alla solitudine. Il che è un assoluto peccato. Perché il pranzo di Natale di Sant’Egidio dimostra quanto persone agli antipodi possano stare bene insieme. E alzarsi dopo il caffè con la sincera voglia di rincontrarsi presto per soddisfare la curiosità di sapere come sta andando una vita tanto diversa dalla loro.
Con questo, auguro a tutti buone feste, buon anno e invito chiunque, nel 2023, ad aggiungere un posto a tavola appena se ne presenta l’occasione. Senza stupide forme di snobbismo.
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