Oggi 5 luglio è la Giornata Mondiale del bikini, un modo per festeggiare l’inizio dell’estate che per tutte noi coincide con la tanto temuta prova costume. (Su Confidenze trovate nella moda tutto ciò che vi serve per non sfigurare in spiaggia).
Se c’è un indumento che negli anni ha rappresentato il simbolo dell’emancipazione femminile e della presa di consapevolezza del corpo delle donne questo è proprio il bikini.
Lo inventò Louis Réard, un sarto francese nel 1946, e il suo nome deriva dall’omonimo atollo nelle Isole Marshall dell’Oceano Pacifico dove a partire dal 1946 furono fatti esperimenti nucleari dagli Stati Uniti. L’associazione tra lo scalpore per la bomba atomica e quello di un due pezzi succinto che mostrava il corpo delle donne portò a battezzare così il costume da bagno più usato nell’ultimo secolo.
Negli anni però quel pezzettino di stoffa declinato in tante fogge (il mio preferito resta il classico bikini a triangolo) si è trasformato per le donne in un’arma a doppio taglio, passando da emblema di una rivoluzione culturale a fonte di ansia e disagio, ogni volta che la bella stagione è alle porte.
Chi di noi non teme la tanto attesa prova costume davanti allo specchio che dopo l’inverno ci vede con qualche rotolino di ciccia in più o qualche smagliatura in evidenza?
Non è un caso che da aprile in poi le palestre si riempiono di gente desiderosa di ritrovare la forma fisica in vista dell’estate, e che le diete vengano iniziate sempre prima della pausa estiva. Che c’è di male a cercare di migliorarsi, dirà qualcuna di voi, ma se la spinta non arriva da noi stessi, ma dal giudizio degli altri, qualcosa non va.
Diciamo che ad aumentare le nostre insicurezze hanno contribuito molto i modelli femminili proposti da pubblicità e social: corpi perfetti, atletici e tonici, super abbronzati che pubblicizzano creme e oli solari ci fanno sentire per forza di cose inadeguate, per non parlare della pletora di influencer che su Instagram sfoggiano un book di foto da fare invidia anche alle più dotate.
La poca consapevolezza di sé (che è molto frequente specie in un’età come l’adolescenza) unita alla pressione sociale di sentirsi all’altezza di modelli quasi irraggiungibili portano le donne ad avere un rapporto poco edificante con il proprio fisico, e la conseguenza è che oggi molte di noi rinunciano a scoprirsi in spiaggia per non dover sentirsi sotto esame. Magari perché sono appena uscite da una gravidanza e non hanno ancora ritrovato il peso forma, oppure perché la menopausa ha modificato il giro vita e non ci si sente più a proprio agio. Ma il cambiamento fa parte della vita, così come la diversità ed entrambi dovrebbero essere accettati e trattati con dignità.
Invece gli esperti parlano di bikini blues, una vera e propria sindrome che in alcuni casi nasconde un disagio più profondo, a volte un vero e proprio disturbo psicologico che compromette le relazioni sociali.
Per aiutare le donne a vivere meglio il rapporto con il proprio corpo in vista della vacanze, vi riportiamo i consigli della psicologa Claudia Campisi che collabora al sito TherapyChat e che ha individuato una serie comportamenti utili a superare la tanto temuta prova costume con la mente più che con il corpo e a non trasformare il bikini in una trappola per l’autostima.
«L’amore per il proprio corpo deve essere vissuto slegato dalle dimensioni, da eventuali imperfezioni, come cicatrici o acne, o da una forma che non rispecchia gli schemi proposti dalla società» afferma Claudia Campisi. «L’attenzione deve invece concentrarsi sulla consapevole accettazione di sé e delle caratteristiche che ci rendono unici, che non possono essere ridotte all’aspetto fisico».
La prima cosa da fare è l’ascolto introspettivo: dedicarsi del tempo e delle attenzioni fa parte del cosiddetto “self-talk”, una pratica finalizzata a prendersi cura della propria autostima e riconquistare la fiducia nelle proprie risorse e qualità uniche.
Lontano dagli occhi, lontano dal corpo. Le immagini sui social network sono oggetto di valutazione e commenti e contribuiscono ad amplificare i meccanismi di confronto sociale. Ridurre il tempo trascorso sui social network permette di evitare di esporsi costantemente a stimoli stressanti.
Prendersi cura di sé: costruire un rapporto positivo con il corpo significa anche rendersi conto delle sue potenzialità e del suo significato intrinseco, non solo della sua apparenza. Praticando uno sport o un’arte performativa abbiamo la possibilità di esprimere le nostre capacità e migliorare la connessione tra corpo e mente, favorendo così reazioni biochimiche positive, come la liberazione delle endorfine.
Detto questo non mi resta che augurare a tutte di vivere un’estate spensierata anche con qualche chilo in più.
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