Ormai sai benissimo che il cibo non è fatto solo di calorie e principi nutritivi. Le modalità di lavorazione e conservazione degli alimenti sono aspetti importanti quasi quanto il loro valore nutrizionale.
Oggi i prodotti alimentari che troviamo in vendita nei negozi e nei supermercati, e che poi finiscono nei nostri carrelli della spesa, sono per larga parte cibi intensamente elaborati, con metodi e processi tecnologici che diventano via via più sofisticati. Che la dieta dell’uomo contemporaneo stia progressivamente incorporando quantità sempre maggiori di alimenti industrialmente trasformati è un’evidenza che preoccupa istituzioni sanitarie, medici e nutrizionisti.
Se infatti da un lato è vero che la lavorazione industriale degli alimenti spesso ne garantisce la sicurezza dal punto di vista microbiologico, ne prolunga la conservabilità nel tempo e – non va negato – rende più rapida e pratica la preparazione dei pasti, è d’altro canto altrettanto indubitabile che troppo di frequente i cibi industriali, a causa dei processi che hanno subito, risultano impoveriti del loro capitale nutritivo originario e arricchiti di sostanze indesiderate (additivi vari, zucchero e sale in quantità, grassi ecc.), anche aggiunte allo scopo di rendere tali alimenti più appetibili e gradevoli alla vista, ovvero per indurre il consumatore ad acquistarli.
Esistono appositi sistemi per classificare gli alimenti in base al loro grado di lavorazione industriale. Uno dei più conosciuti è la classificazione NOVA, molto adoperata sia in ambito scientifico, dagli epidemiologi nutrizionisti, per indagare le relazioni tra il consumo di determinati cibi e gli effetti sulla salute, sia da governi e istituzioni, per emanare raccomandazioni per la salute dei cittadini.
Torna utile anche al consumatore conoscere la classificazione NOVA, perché fornisce semplici indicazioni di cui dovremmo ricordarci tutti ogni volta che andiamo a fare la spesa.
Nel sistema NOVA gli alimenti sono assegnati a uno dei seguenti quattro gruppi.
Gruppo 1. È quello degli alimenti non trasformati o minimamente trasformati. Comprende le parti commestibili di piante e animali nelle loro forme originarie o che, al massimo, sono state solo leggermente lavorati. Si tratta di cibi freschi o conservati con tecniche molto “naturali” (essiccazione, congelamento ecc.) e senza aggiunte: frutta e verdura fresche, carne e pesce tali e quali ecc.
Gruppo 2. Annovera i cosiddetti ingredienti culinari (sale, olio, burro, zucchero ecc.), impiegati per preparare i cibi del Gruppo 1. Questo è anche il gruppo di alcuni additivi, come antiossidanti, sostanze antimicrobiche, addensanti.
Gruppo 3. Vi appartengono gli alimenti processati, ottenuti combinando alimenti del Gruppo 1 e del Gruppo 2: pane appena sfornato, scatolame (legumi, tonno, verdure ecc.), salumi, formaggi, vino ecc. Sono comunque prodotti che contengono pochi ingredienti e hanno subito elaborazioni relativamente semplici (come la cottura).
Gruppo 4. È il gruppo degli alimenti ultraprocessati, vale a dire prodotti pronti al consumo, formulati industrialmente, che sono costituiti in tutto o per larga parte da sostanze derivate da alimenti e additivi, con praticamente nessun alimento intatto del Gruppo 1. Ti ho già parlato altre volte qui sul blog degli alimenti ultraprocessati: le stesse istituzioni sanitarie li stanno additando sempre di più come un potenziale pericolo per la salute pubblica, per le tante conseguenze nocive che possono avere quando troppo presenti nella dieta abituale. In questo Gruppo, quello più critico, rientrano tutti gli alimenti realizzati con più di 4 o 5 ingredienti e additivi di qualunque tipo (conservanti, coloranti, emulsionanti, edulcoranti, coloranti, conservanti ecc.), e quindi bibite industriali, merendine e dolciumi vari (gelati, cioccolatini, caramelle ecc.), piatti pronti, bastoncini di pesce, würstel, cibo da fast food e simili. Ma appartengono al Gruppo 4, e sono pertanto ultraprocessati, anche alimenti erroneamente ritenuti salutari o dietetici, come molte marche di cereali per la colazione, yogurt alla frutta, succhi di frutta, barrette dietetiche, sostituti vegetali della carne (“hamburger” veg e simili), preparati proteici oggi molto di moda e qualsiasi altro alimento che abbia subito intense lavorazioni industriali, che lo abbiano allontanato come aspetto e sapore dalla sua forma originaria. Come riconoscerli? Innanzitutto, leggendo l’elenco degli ingredienti, spesso decisamente lungo e con sostanze che non troveresti mai in una cucina domestica. Ma, ancor prima, dalla confezione, che salta subito agli occhi, vistosa e colorata com’è, appositamente creata per invogliare all’acquisto. Per non menzionare il fatto che sono i prodotti di cui vedi tutti i giorni la pubblicità in televisione, in internet, sui giornali.
Facciamo in modo che il nostro carrello della spesa sia sempre più pieno di cibi appartenenti al Gruppo 1 e destiniamo quelli del Gruppo 4, se proprio non riusciamo a farne a meno, al consumo occasionale. E’ davvero facile ed è un comportamento che può regalarci salute, linea e benessere.
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