Molta della mia pratica professionale alla Clinica del Cibo è dedicata ai pazienti che hanno difficoltà a tollerare alimenti: sensibilità al glutine, ai latticini, agli alimenti fermentati, ai cibi contenenti nichel e via discorrendo.
Al di là dell’esecuzione di specifici test e di altre possibili valutazioni professionali, una delle domande che più tipicamente rivolgo loro è come rispondono all’ingestione della pizza. Nonostante qualche nutrizionista esalti le virtù di questo gustoso piatto, in quanto pilastro della dieta mediterranea (e nemmeno lo è, visto che il pomodoro non è certo un ingrediente mediterraneo, ma è stato importato in Europa dalle Americhe solo alcuni secoli fa), spesso la pizza è tutto tranne che un cibo semplice da gestire per il nostro organismo. Se un paziente tollera bene la pizza, senza fastidi di sorta (il più tipico? Uno spiccato senso di gonfiore), per me allora può andare dove vuole, gli dico scherzando.
Fai parte anche tu della folta schiera dei fan della pizza che però non superano del tutto indenni la “prova ingestione”? Prima di fissare un appuntamento per una visita per approfondire il perché e il percome, prova a mettere in atto queste accortezze.
Ordinala semplice Gli ingredienti che aggiungi fanno una grande differenza. Margherita, marinara e vegetariana sono le più digeribili, le meno “pasticciate” e pure le meno caloriche: se una pizza margherita al piatto di dimensioni ordinarie conta circa 700 calorie, una quattro formaggi o una capricciosa supera le 1.000.
Occhio alle dimensioni E’ il corollario del consiglio precedente: lascia stare le pizze giganti. L’apporto calorico, come minimo, raddoppia. E 2000 calorie sono più del fabbisogno giornaliero di una donna media. Tutto con una sola pizza.
Manitoba? No, grazie! Controllare gli ingredienti aggiuntivi e le porzioni è relativamente facile. Ben più arduo è verificare che il tuo pizzaiolo di fiducia non utilizzi per l’impasto la farina Manitoba, molto diffusa e altrettanto ricca di glutine. L’impasto della pizza si lavora e lievita meglio, certo, ma è il tuo intestino che poi rischia di pagarne le conseguenze.
Lievitazione leeeeeeeeenta E, visto che ormai hai capito che devi farti amico il pizzaiolo, intanto che ci sei assicurati che la lievitazione dell’impasto avvenga lentamente (deve riposare in frigo almeno 48 ore), meglio ancora con l’impiego della pasta madre. Molto, molto più digeribile.
Sceglila al piatto La pizza al taglio è più spessa, e di solito anche di un bel po’. La vista viene ingannata e si corre il rischio di mangiarne di più. Inoltre, di frequente, viene aggiunta una bella quota di olio nell’impasto (ti sei accorta che è più unta, no?), che se poi è pure di semi si altera con facilità durante la cottura, formando composti potenzialmente nocivi.
Bruciacchiata? Respingi al mittente A proposito di sostanze nocive… Chi giustamente teme la carbonizzazione della carne sul barbecue, realmente da attenzionare (ovvio, dipende anche quanta se ne mangi e con che frequenza), poi magari si avventano sul “cornicione” della pizza bruciacchiato. Gli effetti sono del tutto sovrapponibili a quelli della carne. La pizza è annerita anche sul fondo? Fallo presente al pizzaiolo e chiedine un’altra.
Evita gli extra Se ordini la marinara e poi la accompagni con cola o birra e addirittura chiudi con il tiramisù, c’è bisogno che ti dica io dove sta lo sbaglio?
Il messaggio da portare a casa è che la pizza ci sta, in genere persino quando si segue una classica dieta dimagrante ipocalorica (ma prima confrontati con il tuo nutrizionista, ok?). Basta che la chiave siano la moderazione e la consapevolezza di ciò che stiamo consumando.
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