Pelosissima felicità

Cuore
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L'emozionante racconto di una nascita di cuccioli, ecco la storia più votata dalle lettrici per il n. 42

Nel cuore della notte Carolina sta dando alla luce due cuccioli e una terza cagnolina pare destinata a soccombere. Invece si salva! E sarà lei, poco dopo, a illuminare la mia strada 

 

storia vera di  Michela Contarini raccolta da Francesca Stucchi

 

È una calda notte di fine luglio, il giardino brulica di lucciole danzanti nel vapore acqueo che si solleva dal prato. Il cielo di stelle palpita raccontando storie d’amore e magia, ma io non sono tranquilla.

Carolina sta per partorire, ho controllato la sua scheda, l’ho accarezzata, ha un bel pancione. L’ho sistemata in un recinto da sola, perché abbia la tranquillità di affrontare il suo primo parto. La mia giovane Maltese è una cagnolina tutta d’un pezzo, sa quello che vuole e trova il modo di ottenerlo, abbaia decisa a chi non le va genio e gratifica con riconoscenti leccatine chi sa conquistarla. È stupenda Carolina, mio padre che alleva Maltesi da quasi 40 anni dice che ne ha viste poche belle così. I suoi dolcissimi occhi scuri formano col nasino nero un triangolo perfetto, la bocca sembra disegnata e un mantello bianchissimo e liscio le dona un fare da principessa quando passeggia all’ombra dei tigli elegante e maestosa.

La sua pancia è parecchio grossa, mio fratello che controlla mattina e sera le nostre cagnoline, dice che potrebbero nascere tre cuccioli. Carolina è nervosa e io ho deciso che stanotte starò con lei. Mio padre sostiene che non sia necessario vegliare le mamme che partoriscono, nella maggior parte dei casi si arrangiano da sole, guidate dal loro istinto naturale.

Questa notte comunque non ho sonno, tra pochi giorni darò l’ultimo esame all’università, devo ripassare. Prendo due cuscini, il cellulare, una pila e il libro di tecnica delle costruzioni e mi siedo vicino a lei ad aspettare. Quando capisco che è arrivato il momento chiamo papà, che mi raggiunge in un lampo e mi rassicura, lui sa come fare. È animato da una grande passione per i cani. È la mia forza. Lo ammiro per il suo amore per gli animali e il coraggio con cui ha messo in piedi questa attività lavorando sodo ogni giorno. Quando ha perso suo padre, a soli 12 anni, ha portato avanti la passione del nonno che allevava cani, coltivandola con dedizione e tenacia. Mamma l’ha aiutato tanto, crescendo me e i miei fratelli uniti nella travolgente confusione di un grande allevamento di Maltesi e Shih tzu. Nel cuore della notte Carolina dà alla luce due “topolini rosa”, papà l’accarezza complimentandosi con la neomamma e poi… «Ce n’è ancora uno» esclama sorpreso. La cagnolina sembra sfinita, ma papà l’aiuta a mettere al mondo il suo ultimo piccolo. Ed ecco che nasce una creaturina minuscola. Mio padre la esamina prima di restituirla alla mamma e assume quell’espressione accigliata che, fin da bambina, mi faceva capire che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Lo guardo nella speranza di essermi sbagliata: «Nooo, papà…».

«È la natura, Michela. Ora andiamo, lasciamola riposare la mamma con i suoi cuccioli, domani mattina chiamiamo il veterinario». Sono sempre vissuta tra i “pelosi”, ma non ne avevo mai avuto uno tutto mio. Poi finalmente a 18 anni ho portato a casa Mia, un’esuberante Maltese che mi ha riempito la vita di tenerezza e allegria.

Non ho chiuso occhio quella notte pensando a Carolina, ai suoi piccoli e soprattutto a quello scricciolo troppo fragile che sembra avere già il destino segnato. Il veterinario conferma che la piccolina non è cresciuta bene e ha pochissime possibilità di sopravvivere. Mi accorgo che non riesce ad attaccarsi alla mamma per prendere il latte, così chiedo a papà se posso provare a nutrirla io. Lui mi lascia fare, sa che se mi metto in testa qualcosa non mollo l’osso. Così, la porto a casa e le do il latte col biberon. «Ti chiamerò Bonnie» le dico stampandole un bacino sulla testa. «Sei così carina!».

Nonostante il suo peso piuma, Bonnie è forte, nel mio cuore so che ce la farà. Intanto passo il mio ultimo esame e un uggioso 23 ottobre mamma e papà abbracciano orgogliosi il loro ingegnere, ma questa laurea per me più che di traguardo sa di liberazione. Inizio subito a lavorare in uno studio, con pochi stimoli e nessuna soddisfazione, non somiglia al lavoro che avevo immaginato e rincorso per tanti anni. Dopo pochi mesi comincio a pensare che forse non è la strada giusta per me e stare in ufficio otto ore al giorno mi pesa da morire, tuttavia tengo duro, i sacrifici meritano la loro ricompensa. La mia testa però è altrove, all’allevamento, alle cagnoline, a Mia che si è fatta grande guadagnandosi l’appellativo di Miona e alla mia Bonnie, che a dispetto di tutte le previsioni, anche se è rimasta piccola piccola, ce l’ha fatta. Sono loro le mie compagne di avventure, condividiamo cenette davanti alla tivù, corse in giardino e serali malinconie. Mia è il sole che illumina le giornate con la sua vivacità, Bonnie invece è la luna che fa capolino dalla collina quando la notte nel suo buio m’inghiotte. È la sfida, la speranza, perché può capitare di nascere con poche chances, ma se incontri qualcuno che è disposto a prendersi cura di te con amore, le cose possono prendere una piega diversa e tu ti puoi anche salvare.

Un giorno Bonnie si è messa a correre in giardino con una grinta che non avevo mai visto, come per farmi vedere che stava bene e quell’insolita energia ha travolto anche me. Abbiamo corso insieme nell’erba, finché mi sono buttata a terra e mi ha riempita di baci. Sì, erano baci le sue leccate. Una gioia scoppiettante mi ha preso il cuore. Ora avevo chiaro cosa fare. Sono corsa da papà e gli ho chiesto un attimo per parlare: «Vedi papà il tuo ingegnere? Preferisce essere un “ingeniente”. Voglio lavorare qui all’allevamento».

Papà col suo sguardo serio e amorevole mi ha accolta: «Bentornata a casa tesoro».

E in un lunghissimo abbraccio le aspettative deluse sono scivolate via insieme alle lacrime, lasciando spazio a una familiare, eppur nuova, pelosissima felicità.

Sono quattro anni che lavoro nel nostro allevamento, ho imparato molto, con i cani ci vogliono esperienza, spirito di sacrificio, passione.

Qualche mese fa l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna ci ha messi in ginocchio. L’acqua ha invaso tutto con inarrestabile violenza. Abbiamo trasportato alcuni cagnolini da un vicino che ci ha messo a disposizione il primo piano una casa non abitata, ma a un certo punto abbiamo capito che non si poteva più trasferirli o avremmo messo in pericolo le nostre stesse vite. Per tre giorni abbiamo lavorato tutti con l’acqua al petto per metterli in salvo, abbiamo costruito dei rialzi, ma non bastava, disperati abbiamo smontato le porte, le abbiamo appoggiate sui recinti e vi abbiamo sistemato sopra i cagnolini. Li abbiamo salvati tutti! Ora che va meglio, abbiamo ripreso a consegnare i cuccioli a famiglie che vogliono iniziare una nuova vita con un “peloso”. Quello che mi rende più felice è vedere le persone che hanno preso da noi un Maltese o uno Shih tzu tornare a trovarci col loro tesoro. Quante storie si intrecciano alla nostra e, scodinzolando, rallegrano il mondo!

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