Il sommario dell’articolo Con il cuore in gola (su Confidenze in edicola adesso) recita: “Attraverso la voce comunichiamo con gli altri. Ma esprimiamo anche i sentimenti”. Una verità che più vera non si può.
In realtà, non so quando mi sia resa conto dell’importanza della tonalità con cui ci si rivolge al prossimo. Però, ricordo perfettamente il momento in cui ne ho preso consapevolezza: appena i miei figli hanno cominciato ad avere una vita propria.
Nelle prime telefonate che mi hanno fatto da casa degli amici dopo la scuola, infatti, già dal “Ciao mamma” capivo subito se fosse successo qualcosa di grave. Oppure, se chiamavano semplicemente per chiedere il permesso di rientrare più tardi.
Ma non è tutto. Perché al di là della comunicazione in sé, la voce rivelava anche l’umore dei ragazzi. E visto che il saluto poteva essere festoso, scoppiettante, malandrino o triste a seconda del loro mood, dall’altra parte della cornetta e senza averli sotto gli occhi, io sapevo esattamente in che stato d’animo si trovassero.
Qualcuno potrà dire che intuivo al volo le emozioni dei figli grazie all’istinto materno. Mentre io credo che, in generale, è difficile che la voce riesca a mentire. Almeno, non spudoratamente. Ed è proprio per questo motivo che, in qualsiasi tipo di rapporto (a due, più allargato e professionale), preferisco sempre uno scambio verbale agli sms e alle mail.
In coppia. Se tutto fila liscio, sono d’accordo sullo scriversi un Whatsapp per un messaggio urgente o per confermare un appuntamento. Quando invece c’è maretta, la stessa strategia è perfetta (e anche romantica) per lanciare un segnale di distensione. Ma nella quotidianità la storia deve prima costruirsi e poi crescere a suon di chiacchierate leggere e dialoghi più densi. Durante i quali, appunto, la voce gioca un ruolo fondamentale per capire cosa c’è di serio dietro le parole.
Con gli amici. Anche in questo caso, considero il tu per tu (compreso quello telefonico) l’ingrediente principe per relazioni frizzanti e piene di sostanza. Tant’è che se ho voglia di avere notizie di qualcuno è rarissimo che mandi il messaggio “Come va?”. Innanzitutto, perché reputo antipatico imporre all’altro risposte lunghissime da digitare. E poi stupido illudermi che la tastiera sia evocativa e affidabile come uno scambio verbale.
Sul lavoro. In ufficio le mail sono senza dubbio la manna dal cielo che sveltiscono mille comunicazioni. Eppure, di solito io tendo a telefonare. Ascoltando la voce di chi mi risponde, infatti, mi è più facile capire se posso davvero contare sulla collaborazione dell’interlocutore. Non garantita, invece, da un poco credibile “Ti faccio sapere al più presto” letto sullo schermo.
Insomma, personalmente considero il parlare e il parlarsi non importante, ma di più. Non a caso, tenermi zitta è un’impresa quasi impossibile. Quindi, a chi non ne può più di sentirmi blaterare ricordo una piccola consolazione: attraverso i suoni che emetto ha la certezza assoluta dei miei sentimenti.
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