Tigre, tigre di Margaux Fragoso

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La sconvolgente autobiografia di Margaux Fragoso, vittima di pedofilia a 7 anni

di Tiziana Pasetti

Trama – L’uomo e la donna che hanno messo al mondo Margaux non sono molto bravi a fare i genitori: alcolizzato e instabile lui, mentalmente fragile lei. Margaux ha sette anni e come tutti i bambini non riesce a capire i problemi che paralizzano il padre e la madre, semplicemente patisce la mancanza di serenità. È in piscina che Margaux e sua madre incontrano Peter, un uomo di
51 anni che subito si mostra gentile verso entrambe. Le due vengono invitate nella casa dell’uomo, casa che lui condivide con una moglie e due figli. Tra Peter e Margaux si stabilisce un legame esclusivo, lui è il padre che non ha mai avuto, attento, il compagno di giochi, divertente, l’amante, l’oppressore. Quindici anni di relazione che portano Marguax a sviluppare sentimenti e reazioni che appartengono alla specificità delle vittime di pedofilia, odio e amore, repulsione e necessità. La storia si conclude – ma può concludersi mai una storia come questa? – quando Peter, all’età di 66 anni, si suicida.

Un assaggio – Dopo l’episodio del taglio dei capelli non avevo quasi più rivolto la parola a Pa’ e spesso, quando lui non guardava, sputavo quello che aveva cucinato in un tovagliolo di carta per poi buttarlo via. Pa’ non sembrava affatto pentito di ciò che aveva fatto; visto che lo ignoravo, reagiva ignorandomi a sua volta, tranne le occasioni in cui mi urlava contro rivolgendosi a me in terza persona, definendomi una bestia e un demonio di bambina. Se avesse saputo prima che sarei cresciuta solo per rivoltarmi contro di lui, non avrebbe sprecato il suo tempo, i suoi soldi e la sua vita con me. Una volta a cena si mise a gridare e io mi arrabbiai così tanto che sbattei il piatto sul tavolo con tutta la forza che avevo, sparpagliando dappertutto il pollo, il riso giallo e le olive verdi. Lui mi agguantò per un braccio e mia madre urlò: «Non farle male, sta’ lontano da lei!». Lui mi lasciò andare il braccio e la colpì al petto con tanta violenza che quasi la gettò a terra. Poi guardò me e, vedendomi indietreggiare, mi schernì: «Scappa pure, vigliacca che non sei altro!». Alzò il pugno e mi si avvicinò. Io arretrai fino a toccare il muro con la schiena e lui scoppiò a ridere: «Hai paura che ti meni? Invece no, non ho intenzione di toccarti nemmeno con un dito. Sei una vigliacca. Va’ a nasconderti contro il muro, piangi pure come una mocciosa!». Dopodiché salì di sopra a vestirsi per andare al bar. Non mi importava più niente di lui. Avrei continuato a ignorarlo.

Leggerlo perché – Questo memoir di Margaux Fragoso è stato il riferimento, insieme a Lolita di Vladimir Nabokov e all’opera di William Blake, letterario e non solo di Neige Sinno.  Anche quella di Margaux è una storia vera, una storia accaduta sotto gli occhi degli adulti, delle madri. Margaux, come Neige, utilizza la scrittura per creare una mappa esistenziale che ritrae dal vivo le emozioni che abitano l’esistenza di chi vive un’esperienza simile. Condanna? Sarebbe semplice, quasi perfetto se si riuscisse. Queste figure alienanti e alienate hanno fatto parte della vita quotidiana, della crescita, di queste donne. Hanno violato corpi bambini, hanno pressato la libertà della crescita, hanno ‘viziato’ la capacità di gestire i sentimenti, educarli verso strade sicure e giuste. La scrittura della Fragoso è chirurgica, non tace nulla, restituisce tutto l’accaduto di quei quindici anni e poi quello che è venuto dopo, la sua vita da recuperare, la sua maternità.

Margaux è morta a soli 38 anni a causa di un cancro alle ovaie, stessa malattia che ha colpito Neige Sinno.

Margaux Fragoso, Tigre, tigre, Mondadori
Traduzione di Valeria Galassi

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