Irene e Giorgia hanno aperto una libreria di punto in bianco, mollando i lavori che facevano prima. Alessandro, il perfetto ritratto del Milanese imbruttito, si è trasferito in Puglia dove cazzeggia dalla mattina alla sera. Roberto, invece, ha preso la residenza su una barca e trascorre il tempo veleggiando, senza rimpiangere il suo passato.
Ho letto le testimonianze di queste persone nell’articolo Avevo un sogno. E l’ho realizzato (su Confidenze in edicola adesso) e mi sono resa conto che un desiderio così forte da indurmi a cambiare vita io proprio non ce l’ho.
Allora mi sono chiesta: è una fortuna, perché significa che me la sto passando alla grande? Oppure, dentro di me pulsa la voglia di indirizzare il mio futuro in una direzione diversa, ma non me ne sono ancora accorta? Belle domande.
Saranno i 60 anni (chi lo sa?), ma da qualche tempo me le pongo. E se l’articolo di Confidenze le ha rese più pressanti, continuo a brancolare nel buio alla ricerca della risposta giusta.
Quindi, cerco di fare un po’ di ordine nella confusione che ultimamente regna sovrana nella mia testolina bacata.
Per natura, ho un carattere piuttosto allegro e adattabile. Due caratteristiche fondamentali per andare incontro alla vita piena di entusiasmo, accettando anche i suoi lati faticosi. Dall’altro, però, sono un’irrequieta nata, convinta che tutto sia migliorabile.
Morale, a seconda del momento oscillo da un’invidiabile felicità alla tristezza più ammorbante. E gli stati d’animo contrastanti sono ogni giorno rivelati dal risveglio al mattino. Che può vedermi carica e frizzante o apatica e malinconica senza nessun motivo apparente.
Emozioni tanto altalenanti non sono di semplice gestione. Perché quando va tutto bene non ci sono problemi. Però, nei momenti down sto così male da provare quasi vergogna.
Eppure, anche i periodi di disastro hanno un aspetto positivo: fanno luce su quello che vorrei. Anzi, a dirla tutta il loro vero pregio è che mettono in chiaro ciò che proprio non voglio: scaravoltare la mia esistenza con decisioni drastiche, cambi di interessi, nuove frequentazioni.
Infatti, non ho mai pensato di dedicarmi a un lavoro diverso da quello che faccio. Non ho nessuna intenzione di trasferirmi in un paesino desolato. Né di andare ad abitare su una barca, nonostante dica spesso che quello è il mio sogno.
No. Più dei desideri da virate a 360 gradi, ad affollare la mia mente ci sono pindariche fantasie che darebbero una svolta magica e clamorosa a quel che già c’è.
Per esempio, visto che passo le mie giornate a scrivere, il sogno più ricorrente è diventare l’autrice di un libro che abbia maggior successo di Harry Potter.
Dovesse accadere (impossibile per mille ragioni ma, soprattutto, perché non saprei cosa mettere nel capitolo uno, figuriamoci negli altri), già mi vedo garrula nel tour di presentazione. Esaltata in televisione per parlare del mio capolavoro. E commossa di fronte a qualche regista di fama planetaria intenzionato a portare sul set un cast stellare per trasformare l’opera in un film campione d’incassi.
Dopodiché, a parte gli appuntamenti professionali la mia vita proseguirebbe più o meno come prima. Con accanto gli amici di sempre, che adoro. E i figli, per i quali provo un amore pazzo.
Tant’è che, pensandoci bene, anche senza il premio Pulitzer in sacoccia, un sogno alla fine l’ho realizzato: essere circondata da affetti speciali!
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