di Tiziana Pasetti
Trama – Marylin e David si sono innamorati al primo sguardo e immediatamente, anche se un po’ per caso, mettono su famiglia. Wendy nasce che Marylin è ancora giovanissima e quella nuova presenza, insieme all’amore accecante per il suo uomo, la spingono a lasciare gli studi universitari. Mentre David porta avanti la sua carriera di medico, Marylin partorisce subito un’altra bimba, Violet. Poi arriva Liza e, ultima, desideratissima, quando di anni Marylin ne ha quaranta, Grace. Quattro figlie diverse, quattro voci narrative insopportabili, reali, bellissime. L’equilibrio da sempre splendido e tremendo (tante le prove da affrontare, in una vita: tradimenti, lutti naturali e troppo precoci, malattie, successi e sconfitte) dei Sorensen è messo in discussione e alla prova quando Jonah, il figlio che Violet ha avuto segretamente a 19 anni e dato in adozione grazie all’aiuto di sua sorella Wendy, riappare dal nulla proprio per volere di quest’ultima. Jonah sarà il catalizzatore di eventi nuovi, inaspettati e di vecchie rese dei conti.
Un assaggio – Per settimane ignorò quei pensieri – in realtà le mancavano le energie necessarie per riconoscerli, accecata dalla stanchezza e dalla nuova routine, ignota e insieme mortalmente noiosa. Piangeva mentre allattava suo figlio fino a farlo addormentare, e a volte all’alba, quando era già sveglia con lui da ore, immaginava di soffocarlo; ma alla fine tutto tornava tranquillo: Matt rientrava a casa la sera e loro tre si accoccolavano insieme sul divano, lei e le sue due persone preferite, e Violet aveva la sensazione che la vita stesse seguendo una traiettoria verso l’alto. Poi tutti e tre si addormentavano, ma quando il bambino la svegliava lei dimenticava i momenti belli. Le si prospettavano ore interminabili: Matt al lavoro e lei sola con Wyatt, sempre consapevole dei suoi bisogni pressanti, così diversi da quelli del primo bambino. E così ogni giorno il sole sorgeva e tutto ricominciava da capo: il pianto, il desiderio di soffocarlo e la deriva, finché una sera Matt posò il bambino nella culla, le si avvicinò: “Tesoro, sono preoccupato per te”. E a quel punto lei oppose resistenza, per settimane, indignata e offesa; ma un giorno, mentre cambiava Wyatt, abbassò lo sguardo su di lui, così piccolo e indifeso, e pensò: In questo momento potrei fargli qualsiasi cosa. E quel pensiero la spaventò al punto che telefonò al marito sul lavoro, e lui tornò a casa meno di un’ora dopo, già in modalità crisi, pronto a parlare dei prossimi passi e di cercare aiuto. Seguirono una diagnosi, tranquilla e concisa, e poi una terapia complessa.
Leggerlo perché – Nel mio ingresso romano c’è una grandissima libreria in noce. Parte dei miei libri sono lì, già letti e sazi dei miei occhi, oppure in attesa di finire tra le mie mani. Uno soltanto, mi ero detta, poi comprerò gli altri direttamente a Chicago. Ho allungato un braccio e ne ho preso uno a caso. Solo che i libri non sono mai questo, non sono mai a caso e neanche un caso. Mai stati così felici è ambientato a Chicago, negli stessi posti che avrei poi abitato e vissuto e amato per un mese intero. È un romanzo scritto benissimo, complesso, preciso, riflettuto, sulla famiglia, sui rapporti tra genitori e figli, sui rapporti tra figli, tra l’uomo e la donna che (r)esistono anche al di là della nidiata. Nulla è risparmiato ai personaggi, tutti ritratti in modo definito, minuzioso: la vita è attimo di incanto, è grandi deserti, grandi sconfitte, grande solitudine, grande amore, forte odio. Nessun personaggio è amabile eppure di ognuno di loro ci si innamora perdutamente. Leggerlo perché ogni pagina è un invito a leggere con maggiore compassione le pagine della nostra vita.
Claire Lombardo, Mai stati così felici, Bompiani
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