Considero i vecchi vestiti come i miei gattini

Cuore
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I miei oggetti del cuore non sono un mobile o una poltrona, ma magliette logore e un pull sdruciti. Ai quali mi affeziono come a teneri gattini

Maniaca dell’ordine fino alla nausea, non sono certo il tipo che tende a conservare gli oggetti, anzi. Di tanto in tanto vengo presa da raptus che mi spingono a buttare via tutto quello che mi sembra faccia troppa baraonda in casa.

Morale, il mio appartamento è abbastanza minimal, con i mobili indispensabili per renderlo vivibile, rare suppellettili e i ripiani nascosti quasi esclusivamente da libri.

Non solo: visto che pochi anni fa è stato ristrutturato, ne ho approfittato per eliminare il poco sopravvissuto ai vari momenti di foga dettati dal desiderio di avere un ambiente “pulito” intorno a me.

Questo significa che non posso raccontarvi qual è Il mio oggetto del cuore, titolo di un articolo su Confidenze in cui gli intervistati parlano del loro.

Io non ho una poltrona, un comodino né un quadro dei quali non potrei mai liberarmi. In compenso, mi affeziono ai miei vestiti come a un gattino. Tant’è che ho un guardaroba piuttosto vetusto, con alcuni pezzi risalenti addirittura agli anni ’80. Ma che indosso con lo stesso entusiasmo che la gente normale riserva alle nuove compere.

Insomma, invece della mobilia considero I miei oggetti del cuore magliette, maglioni, giubbini & Co. Ai quali voglio bene come Linus ne voleva alla sua copertina.

Ovviamente, chi ha velleità da psicoterapeuta leggerà in questa affermazione una deviazione emotiva o qualcosa di peggio. Può essere. Anche perché non vivo il guardaroba come il biglietto da visita che mi presenta al prossimo, ma come la cuccia confortevole e sicura che mi protegge dal mondo.

Infatti, rabbrividisco (per loro) quando vedo fashion victim (effettivamente di un’eleganza oltraggiosa) inguainate in modelli all’ultimo grido e arrampicate su tacchi di super tendenza. Di impatto ammirevole, eppure destinati a sapere di passato dopo una stagione.

Pur avendo l’età dei datteri, i miei vecchi capi sono invece così classici che non si riescono a inserire in nessun periodo modaiolo. Ed è questo il motivo principale per cui posso permettermi di non rinnovarli.

Morale, anno dopo anno continuo a mettere e rimettere le stesse cose. Senza cambiare stile. E senza spendere un euro, a meno di non incappare in una vetrina capace di spingermi a un nuovo acquisto.

Succede di rado, ma quando accade non mi degno neanche di guardare il prezzo. Non per le capacità economiche che non ho. Ma per la certezza che qualunque sia la cifra spesa, nel tempo verrà ammortizzata: la new entry diventerà un nuovo gattino. E la indosserò finché non sarà completamente logora.

Mi spingo in là con le confessioni e vi racconto che a volte escono dai miei cassetti magliette così lise da essere quasi trasparenti. Oppure maglioni con qualche buchetto.

Eppure, io continuo a tenerli con me, magari usandoli solo come abiti da casa. Dove, soprattutto in inverno, sembro una stracciona avvolta in pullover infeltriti e rovinati sui gomiti.

Magari non bellissimi, lo ammetto. Ma che mi abbracciano. E mi confondono con le migliaia di ricordi che portano con sé.

 

 

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