Justine Mattera: ««Sono sportiva, ma anche un po’ secchiona»

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Nata a New York, ma innamorata dell’Italia, Justine Mattera si sta mettendo alla prova a Tale e quale show con l’impegno che mette in ogni cosa. Dal mestiere di mamma alle gare di triatlhon. Il giudizio più temuto? Quello dei suoi figli.

L’avventura a Tale e quale è come te l’aspettavi o ci sono state sorprese?
«In effetti, pensavo fosse più facile. Invece, sono distrutta. È tutto molto complicato. Anche il trucco è pesante e quando togli le protesi sembra che ti si stacchi la pelle».
È un palco che spaventa?
«Ti viene “l’ansia dell’ascensore”, soprattutto perché tra i concorrenti ci sono cantanti professionisti e veri imitatori. In più, sul set rimbomba tutto. Io sono una outsider, ma molto competitiva».
Ci hai pensato molto prima di accettare?
«No. Volevo partecipare da anni. Guardavo sempre il programma e quando mi hanno chiamato per il provino ero felice. Però, una volta lì, eravamo tantissimi e ho pensato: “Non mi prenderanno mai”, nonostante con Carlo Conti ci conoscessimo da anni».
A casa tua erano tutti d’accordo?
«Mio marito, Fabrizio (Cassata, manager e imprenditore, ndr) era contento. I miei figli, invece, preoccupati. Dicono che sono “cringe”, che li metto in imbarazzo anche per il mio accento strano. Sono dei criticoni. Non seguono mai molto il mio lavoro, mentre io partecipo a tutto quello che fanno. Questa volta però mi stanno guardando e dicono che sono brava. Un altro motivo di gioia è che i miei genitori hanno deciso di venire in Italia per vedermi in diretta».
Torni spesso negli Stati Uniti?
«Andiamo tutti gli anni a Natale ed è una festa. Poi, con mamma e papà torno a essere figlia, una gran bella sensazione».
Ti senti più italiana o più americana?
«Sono italoamericana. L’Italia è il paese che ho scelto e che amo».
Ti voglio mettere alla prova: durante la finale degli US Open di tennis, tifavi per il nostro Jannik Sinner o per lo statunitense Taylor Fritz?
«Assolutamente per Jannik. È un ragazzo speciale, lo ammiro tantissimo. E anche gli americani lo amano».
Essere sportiva come te aiuta ad affrontare un impegno faticoso come Tale e quale o una tournée teatrale?
«Certamente. Ricordiamoci che ho 53 anni!».
Però, hai il fisico di una venticinquenne. Merito della bicicletta?
«In realtà, faccio di tutto: pratico triathlon, quindi nuoto, pedalo e corro. Sono sportiva da tutta la vita, i muscoli hanno memoria e ora vivo anche un po’ di rendita. Ma in famiglia siamo tutti iper dinamici. Mio marito va in bici e in windsurf, scia molto bene, gioca a squash. Mio figlio Vincent ama il calcio. E Vivienne è campionessa di ciclismo su strada le piace il ciclocross».
Quanti chilometri percorrete tu e lei quando andate a pedalare insieme?
«Di solito una novantina. Ma Vivienne è più forte di me. Sono contenta di averle trasmesso l’amore per lo sport, tiene lontani dalle brutte compagnie. Ma se io ero anche secchiona, i miei figli a scuola fanno il minimo indispensabile. E a noi genitori dispiace. Vincent ha scelto il liceo linguistico, perché parla già perfettamente inglese. Ma francese e spagnolo deve studiarli. La sorella è iscritta allo scientifico. Quest’anno tutti e due hanno preso un debito, così ci siamo un po’ rovinati l’estate. Speriamo migliorino. Noi diciamo che dobbiamo sopravvivere al liceo, ma sono bravissimi ragazzi».
Nessuno è interessato a lavorare nel mondo dello spettacolo?
«Per fortuna no. Vogliono trovare una professione più concreta».
Sei una mamma severa?
«Per niente. Li ho desiderati tanto e li ho avuti tardi. Perciò sono morbida e accondiscendente. Però non sopporto la pigrizia».

Intervista di Maria Grazia Sozzi, pubblicata sul n 41/2024 di Confidenze

Foto cover: Dario Plozzer

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