di Tiziana Pasetti
Trama – I genitori di Ruth, prima di avere lei, hanno accolto nella loro casa Elizabeth. Quando la sorella della madre di Ruth muore in un incidente insieme al marito la piccola ha nove mesi e la scelta di allevarla come una figlia è dettata non da un obbligo ma dal cuore. Ruth nasce e cresce ‘naturalmente’ seconda, anche se sarebbero spettate a lei tutte le prime attenzioni, il primo stupore, le prime ansie, le prime meraviglie. Ruth cresce all’ombra di Elizabeth, la ‘sorella’ che sorella non è ma è qualcosa di più, è modello inarrivabile, è un odio più profondo dell’amore, l’unico legame che indica a Ruth la strada da seguire. La strada che Ruth sceglie è una copia segreta di quella di Elizabeth: sono le cose di Elizabeth che brama, tutte, da un piccolo pettine, da una sottoveste di seta, agli uomini. Ruth, di nascosto, ruba. Ruba e nasconde, ruba e divora, ruba e distrugge. L’invidia, questo mix letale di ossessione, vuoto e desiderio, è la sola pulsione che riesce ad attivare Ruth. Anche quando qualcosa di doloroso, inaspettato e definitivo porterà a galla ogni menzogna Ruth troverà nella rivalità l’unica ancora per la salvezza: “Se non l’avessi mai incontrata sarei stata buona? Ma la bontà non è più uno degli scopi rispettabili della vita. Il cane dell’inferno, l’invidia, l’ha cacciata di casa”.
Un assaggio – Esistono molti modi di avere un’infanzia poco felice. Uno di essi consiste nell’essere troppo fortunati. Questa consapevolezza, omaggio del tempo, si forma lentamente. Dicono che il velo dietro il quale si nasconde il nostro futuro è stato tessuto da un angelo misericordioso. Ma cos’è che ci rende ciechi davanti al nostro imprevedibile passato? Perché portiamo una benda sugli occhi mentre frughiamo tra le sue rovine, invischiati nell’intricata ragnatela delle cause e degli effetti? Romanzieri delle nostre vite, raccontiamo delle storie, fabbricandoci con pezzi di altre persone, usando vivi e morti per dire la nostra. Questa è una storia: frammenti di una vita. Di più vite. Soprattutto della mia. E della sua. Non l’ho mai conosciuta veramente. Sono arrivata quasi a conoscerla attraverso suo marito, l’uomo con cui oggi vivo. E attraverso suo figlio, che si chiamava Stephen. E attraverso la menzogna. Mi aveva inflitto un dolore insopportabile, ma anch’io la facevo soffrire. Non ero nata per ucciderla, ma cercavo di spezzarla. A volte, è in quella frazione di secondo nella quale si concreta la decisione che abbiamo preso solo all’ultimo momento che il caso ci precipita nell’estasi o nella disperazione. Ma non fu il caso a introdurla nella mia vita. Mi aspettava in virtù di un piano deliberato. Era la prima figlia di mia madre. Anche se non la primogenita. Una terribile ingiustizia, per me. Il suo nome era Elizabeth Ashbridge. E io le invidiavo persino quello.
Leggerlo perché – Dell’autrice irlandese il grande pubblico conosce Il danno, romanzo che ha visto la felice trasposizione cinematografica diretta da Louis Malle e interpretata magnificamente da Jeremy Irons e Juliette Binoche. Il peccato non è inferiore. Grande potenza di scrittura, temi scomodi, crudi, reali, affrontati con il coraggio espositivo dello scrittore vero. L’invidia, l’erotismo, la passione, la maternità, il potere, l’infelicità, il lutto, i rapporti famigliari sono raccontati senza sconti in queste pagine che si divorano e si rileggono e si sottolineano. Un montaggio narrativo da urlo e un incipit davvero straordinario. Si può leggere anche per ammirare come si fa. A scrivere, dico.
Tiziana Pasetti, Il peccato, Feltrinelli
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